mercoledì 8 dicembre 2010

Natale a casa di Giulio

Continua la saga familiare più amata dai lettori di questo blog. Dopo il trionfo di critica e di pubblico ottenuto dalla prima e dalla seconda, ecco a voi la nuova puntata firmata errebi, che ormai da queste parti è più che un ospite.

Come ogni anno quando si avvicina il Natale a casa del signor Giulio c’è sempre quella atmosfera particolare del volerci bene. Elena, la più giovane delle tre sorelle, ha da poco conosciuto Claudio. Tutto è nato senza che la cosa sembrasse potesse essere. In quel garage usato da Claudio e amici trasformato in un luogo di ritrovo. Non ne potevano più gli amici di trovarsi alla sera al bar senza un po’ di intimità con la presenza di altre persone che non conoscevano e con la necessità di dover consumare anche se i soldi in tasca erano pochi. Andavano ancora tutti a scuola. Sì certo c’era anche chi, come Claudio, riusciva a trovare qualche lavoretto giusto per avere qualche soldo in tasca. Ma non è che ne girassero tanti. “Che palle ragazzi - cominciò Alberto - io non ne posso più. Ma non abbiamo qualche alternativa, non possiamo trovarci da qualche altra parte?”. “Sì, e dove? - fece Andrea - a casa di qualcuno così poi ad una certa ora ci spediscono fuori perché è troppo tardi”. “Ma va', dai a casa di qualcuno proprio no. Non c’è intimità qui pensate a casa, non può essere che peggio” disse Marco. “Ohi ragazzi se volete chiedo a mia madre, possiamo vedere se ci lascia utilizzare il garage e così possiamo incontrarci là” disse Andrea. “Ma non dire stupidaggini Andrea, e la macchina poi dove la metti?”. “No problem Claudio la macchina la lascio fuori l’importante è che mamma mi dica di sì”. E così fu. Andrea ebbe il permesso e tutti assieme cominciarono a sognare. Certo appena aperta quella porta c’era un po’ da pensare. Come si poteva incontrarsi in quel posto pieno di un po’ di tutto. Un piccolo caravanserraglio di cose inutili. “Beh dai - disse Marco - proviamo a metterlo in ordine. Come piace a noi”. Ok risposero gli amici e si misero a discutere come trasformarlo. Dovete pensare che tutta 'sta storia nasce in un'estate tra l’inizio e il bel mezzo degli anni ’70. Claudio e Elena neppure si conoscevano. Dopo varie trasformazioni e investimenti in denaro soprattutto sovvenzionato dai genitori verso l’autunno di quegli stessi anni il posto prese la sua fisionomia definitiva. Perfino il nome gli venne dato “Young Club” italianizzato Giovane Club. Ai ragazzi sembrava una meraviglia e non era proprio per niente male. Alberto, Andrea, Marco e Claudio non dovevano più utilizzare il vecchio bar in cui andavano ma, ora, potevano avere un loro proprio posto dove passare il tempo libero e soprattutto invitare le ragazze. Certo visto da fuori non è che ci fosse la voglia matta di entrarci ma all’apertura della porta un certo effetto si sentiva. Tutte la pareti erano state rivestite in carta da pacchi blu, la carta da parati costava troppo, il pavimento era stato rivestito in moquette e tutto intorno al perimetro erano stati posti dei divani in polistirolo ricoperti di tela di jeans azzurra. Ogni divano aveva il suo poggia braccia sempre in polistirolo rivestito in tessuto di raso verde. Appena entrati la cosa che si notava subito era la pedana sollevata dal pavimento da una struttura in ferro e quest’ultima chiusa da una perimetrale fascia in vetro con un neon che si illuminava quando si accendeva la luce entrando. La pedana era il centro del club. Sopra di essa c’era un mobiletto di legno bianco con la scritta rossa Young Club. Sopra al mobiletto il giradischi e alla parete il raccoglitore degli LP. Per chi non lo sapesse a quell’epoca non esistevano i cd ma i meravigliosi dischi in vinile. In poche parole oltre a un luogo d’incontro era anche il posto giusto per fare delle belle feste. E fu proprio ad una di quelle feste, capodanno, che Claudio e Elena incominciarono la loro avventura. Avventura che dura tutt’ora ai giorni nostri. Dunque, dove eravamo rimasti? Ah sì il Natale a casa del signor Giulio. Claudio ogni qualvolta che si incontrava con Elena alla sera la riaccompagnava a casa e entrava così poi in casa della famiglia. A volte c’era un sacco di gente. Il fidanzato di Clara, quello di Virginia, il signor Giulio e la signora Silvia, Claudio, Elena. Una confusione terribile in quella piccola casa. E tutti parlavano, a parte Claudio che se ne stava tranquillo seduto in salotto. E fu proprio in una di quelle sere che precedevano il natale che venne l’invito per il pranzo. Per tutti ma non per Claudio. “Allora ci siamo tutti per il pranzo di natale” domandò la signora Silvia. Il futuro ingegnere fidanzato di Clara non ebbe obiezioni così men che si dica Fabrizio il fidanzato di Virginia. E Claudio? Claudio era in salotto e aveva capito che lui a casa della famiglia a natale non ci sarebbe sicuramente stato. “Claudio puoi venire dopo pranzo mangiamo il panettone assieme in compagnia”. “Oh grazie signora Silvia”. Che piacere avrebbe dovuto dirle ma si sforzò di non risponderle a tono. Elena attese che tutta la compagnia festante se ne andasse e andò poi in salotto dove c’era Claudio incredulo. “Cosa vuoi Claudio i miei sono fatti così. Fu così anche per Livio, alias futuro ingegnere, non prendertela dai”. “Non me la prendo no stai tranquilla solamente mi chiedo una cosa. Ma cosa cxxxo rappresento l’essere indesiderato”. Silenzio. E poi come sorprendersi ancora dopo quello che era successo in quell’estate di metà anni ‘70. Elena era dovuta andare in villeggiatura in montagna con i genitori. Giulio e Elena erano riusciti con i lavori extra che faceva Giulio a costruirsi una piccola casa sui monti. Casa che sarà la fonte di un altro racconto. Quindi senza mezze parole Giulio informò Elena. “Noi andiamo in montagna e tu vieni con noi”. Beata la democrazia. Claudio dopo un paio di volte che si sentiva al telefono con Elena, quello fisso il cellulare non c’era ancora, di un albergo nelle vicinanze della casa, Giulio aveva deciso che gli allacciamenti costavano troppo, non sopportò più di non poter vedere Elena e prese l’irragionevole decisione di salire su di un treno e andare a trovarla. Non si era fatto molte illusioni sull’accoglienza. Era partito nel tardo pomeriggio e ben sapeva che sarebbe arrivato a sera inoltrata. Non si era nemmeno preoccupato del fatto che, arrivato alla stazione della località montana, non avrebbe trovato nessun mezzo di locomozione che lo facesse raggiungere la località dove era Elena. In qualche modo ci sarebbe arrivato. Dopo il cambio di treno ad una prima stazione l’arrivo con la litorina alla stazione di destinazione. Nonostante fosse il pieno dell’estate già cominciava a far buio, Claudio si avviò a passo spedito su per la strada che conduceva a casa del signor Giulio. Camminando aveva il dito pollice della mano sinistra fuori nella speranza che passasse qualcuno e si fermasse a raccoglierlo. Con sé aveva un cambio e una coperta leggera per coprirsi nel caso non fosse arrivato ad un’ora decente. E così fu. Il passaggio quello invece lo trovò. Gli consenti di accorciare notevolmente il percorso a piedi ma ormai era già notte. Lo stesso giorno Elena e Claudio si erano sentiti al telefono ma la conversazione era poi caduta, Elena aveva finito i gettoni, e Claudio aveva preso la decisione. Vado su. Il cielo era ormai completamente buio e illuminato dalla luna e costellato da innumerevoli stelle. Claudio si fermò un attimo alzando lo sguardo e ne rimase sbalordito. Il carro maggiore, quello minore e poi la luna che sembrava gli indicasse la strada. La valle era completamente illuminata anche se per la strada non vi era la luce di un lampione. La casa di Giulio era l’ultima prima che iniziasse il sentiero su per il rifugio. Passata la notte dentro ad un fienile, Claudio di buon mattino era già nel cortile vicino al portone della casa quando all’improvviso si spalancò un balcone e apparve Elena. Claudio le fece un gesto di saluto, Elena stupita con la mano sinistra gli indicò che era matto. Claudio alzò le spalle e attese che lei scendesse. “Ma cosa ti è saltato in mente, senza avvisare adesso i miei cosa diranno”. “Possono dire quel che vogliono. Io non sono venuto fino a qua per loro ma solo per te” I due si abbracciarono e un lungo bacio li accompagnò poco prima che arrivasse la signora Silvia. Per niente stupita, anzi, salutò Claudio per poi andare in giardino a sistemare alcune piante. Giulio arrivò poco dopo e anche lui non parve sorpreso. Vuoi vedere che l’hanno presa bene pensò in cuor suo Claudio ma il bello doveva ancora venire. All’ora di pranzo Elena e i suoi genitori si accomodarono al tavolo mentre Claudio, lasciato solo, si trovò al piano inferiore a mangiare un panino con la mortadella. Ecco volevo ben dire. Claudio si sentiva come il cane lasciato fuori dalla porta ma più di tanto non gli importava il resto della giornata l’avrebbe trascorsa con Elena. E poi un’altra notte questa volta non in fienile ma in auto del signor Giulio e il giorno dopo il ritorno a casa felice per essere stato con Elena ma allo stesso tempo incredulo del comportamento di Giulio e Silvia. Come sorprendersi allora quella sera. Non ci si poteva aspettare altro. Il panettone certo sarà una cosa meravigliosa seduto sul grande tavolo della famiglia con tutta la combriccola al completo per sentire gli ultimi pettegolezzi e critiche sui comportamenti dei conoscenti. Naturalmente non mancherà il pasticcio di ragù della signora Silvia. Qualche tempo dopo lo proverà anche Claudio ma del pasticcio il sapore era molto lontano. Il cappone o la faraona di Virginia, le verdure di Clara, il vino dell’ingegnere e la solita commedia dello scambio dei regali. L’apoteosi dei regali arriverà quando ad allietare la famiglia ci saranno i nipoti. Non cambierà nulla però. La cerimonia sempre la stessa, i discorsi inutili, gli auguri e l’arrivederci al prossimo natale. Pian piano Giulio e Silvia invecchiano e allora l’incontro lentamente si sposta. Non più a casa dei vecchi ma di volta in volta dalle figlie, Virginia, Clara, Elena poche volte. L’arrivo dei fidanzati delle figlie di Clara e Virginia. I pranzi, quasi un avvenimento a casa di Clara, la sfilata di moda, il momento solenne della consegna dei regali, lo scambio degli auguri e la repulsione di Claudio a tutte queste esteriorità. Il pomeriggio che scivola lento immerso nelle chiacchiere e nel fumo della pipa di Giulio. Le solite cose e poi per rompere la monotonia i giochi di società a cui non puoi sottrarti. E finalmente sera e con la scusa di aver mangiato troppo a pranzo la possibilità di andare, di salutare e uscire da quel mondo incantato che incantato non è. Ora invece il natale a casa della famiglia è finito. Clara ritiratasi come un eremita colpita nel suo orgoglio. Virginia assente come è sempre stata più preoccupata dei suoi problemi che a quelli degli altri. Elena e Claudio colpiti da quella maledetta sera dell’incidente del figlio che, nonostante la tragedia, li ha scoperti più forti e sicuri di quanto potessero apparire prima. La divisione conclusione non certo sorpresa di rapporti sempre e comunque falsi, di incontri stucchevoli e dovuti per forza ora attanaglia la famiglia. Silvia che non si capacita di tutto ciò, dove può aver sbagliato ma forse basta che volti le spalle e si guardi un po’ indietro per capire il castello di carta che ha costruito. Giulio che con l’età è diventato sempre più accentratore e minato nel fisico non dà la giusta importanza a quello che è venuto forse per la mancanza di una profonda autocritica interiore. Clara che nonostante la forza apparente e più debole di quanto sembra. Con momenti di sconforto che sfociano nel pianto ma un orgoglio infinito che le acceca la vista. Una famiglia che famiglia non si può più dire. È la notte di natale e nevica. Scende lenta a fiocchi grossi imbiancando la strada, coprendo i tetti delle case di un sottile velo bianco. La neve che tutto copre e pulisce, chissà non faccia il miracolo di pulire tutto lo sbagliato di questa famiglia.

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