lunedì 22 novembre 2010

Intrusioni

Apriamo la settimana con il racconto di un'amica che definire "ospite" è ormai fuori luogo, vista la quantità di piacevolissimi racconti che mi propone. Buona lettura con Usagi.

“Me lo hai preso tu, restituiscimelo!!!”.
Nadia continuava ad urlarmi contro. Gli occhi fuori dalle orbite, il viso rosso color rubino e le mani strette a pugno avevano le nocche ormai bianche.
“Non capisco...” balbettavo ed era la verità. La mia collega Nadia si infuriava ancora di più a queste mie parole.
“Non capisco...” Mi faceva il verso, poi continuava: “Hai preso mio figlio e lo hai nascosto. So che sei stata tu!!! Sei sempre stata invidiosa di me e adesso me la vuoi fare pagare!”.
Io la fissavo come se davanti a me avessi una completa sconosciuta che mi aveva scambiato per qualcun’altra. “Non so di cosa parli...”.
Ero talmente stupefatta che non riuscivo neppure a difendermi. La mia collega mi accusava di avergli rubato il figlio. Perché avrei dovuto fare una cosa del genere? E perché lei accusava me di aver commesso un fatto così terribile?
Avevo una morsa allo stomaco, come se qualcuno tenesse le mani all’interno della mia pancia e stringesse con tutta la forza che possedeva.
Cercavo di capire, ma non capivo. Lei urlava: “Restituiscimi mio figlio!” ed io stavo ferma come un’allocca continuando a balbettare: “Non capisco...”. Ed era la verità.
Qualcosa non quadrava. Prima di tutto, da quando Nadia aveva un figlio? Non riuscivo a ricordare chi fosse il padre o quando mai avesse partorito.
Una musichetta da carillon cominciò a vibrare nell’aria. Non sentivo più Nadia, ma solo la musica dolce ed allo stesso tempo inquietante che l’oggetto emetteva. Nadia si dissolse lentamente nella nebbia finché davanti ai miei occhi non apparve il semibuio della mia camera da letto.
Aprii lentamente gli occhi. Mi guardai intorno. La sveglia segnava le cinque del mattino. La televisione era accesa e trasmetteva le immagini di una madre disperata alla quale era sparita la figlia, mentre la piccola stava nascosta da qualche parte con un carillon aperto sulle ginocchia mentre canticchiava seguendo la musica.
Che strano, ero convinta di avere spento la televisione. Cercai il telecomando tra le pieghe della coperta, spensi e tornai a dormire.
Il sole era alto nel cielo. La giornata era fresca e gradevole. Camminavo allegramente sotto i portici di Corso Colombo in cerca di una camicetta da indossare alla festa di compleanno di Nadia. Fortunatamente era ancora una single incallita, senza figli e sempre in cerca di carne fresca da addentare. Dovevo cercare qualcosa di sexy ed elegante, niente di volgare, non volevo essere da meno della mia amica.
Mi sentii chiamare. Qualcuno alle mie spalle stava cercando di attirare la mia attenzione. Una voce conosciuta. Mi voltai. “Nonno, ma che ci fai qui?!”.
“Patatina è così che accogli tuo nonno? È da tanto tempo che non ci vediamo, non sei contenta di vedermi?”
Ero felice di vederlo, ma allo stesso tempo ero stupita ed anche un po’ smarrita. Era così strano vedere mio nonno da quelle parti. La sua presenza stonava con quel luogo.
“Cosa mi racconti Patatina? La scuola? Mattia come sta?”
Guardavo mio nonno. Era solare, come lo ricordavo.
“Nonno, è anni ormai che ho finito la scuola e Mattia mi ha lasciato quando siamo andati all’università...”
“Patatina, è da molto che non mi aggiorni...”. Fece una risatina, non c’era nessuna accusa nella voce di mio nonno, solo un po’ di nostalgia.
Il senso di smarrimento non mi abbandonava. Perché quella sensazione?
Mio nonno si fece serio all’improvviso. “Devi stare attenta!”. “A cosa?”. “Sono venuto fin qui per dirtelo...”
Guardai mio nonno con aria perplessa. Sarà l’alzheimer che gioca brutti scherzi?
“Nonno, non ti devi preoccupare per me. Oramai sono adulta e responsabile, ho un buon lavoro...”. Mio nonno non mi fece finire la frase: “Ce l’ha con te...”.
La sensazione di smarrimento fece largo ad una sorta di angosciante illuminazione. Di nuovo quella inquietante musica da carillon. “Nonno, ma tu non eri morto dieci anni fa?”.
Aprii gli occhi di scatto. La stanza era semibuia. Le cinque del mattino. La televisione nuovamente accesa. Stavolta ricordavo bene di averla spenta la sera prima. Le immagini che trasmetteva erano quelle di una bambina che correva in bicicletta, la stessa della sera prima. “Sarà un telefilm”, pensai.
Quella sera mi preparai un buon the, mi misi comoda sotto le coperte ed aprii il libro che avevo lasciato sul comodino. Controllai il televisore. Spento. Guardai il telecomando per controllare se per caso non ci fosse qualche tasto che potesse indicare una specie di timer per l’auto accensione. C’erano un mucchio di tasti. Evidentemente avevo schiacciato qualcuno di essi ed avevo innescato il meccanismo dell’accensione alla stessa ora di ogni giorno.
La sveglia suonò regolarmente alle sette del mattino. Il televisore era spento.
“Sapete cosa mi è successo per due notti di fila?”. Raccontai ad i miei colleghi delle bizze della tv. Nadia esclamò: “Che strano... magari quell’aggeggio ha avuto qualche contatto...”
“Sì, con gli extraterrestri!” disse sarcastico Marco, un altro collega di lavoro. Aveva ascoltato il mio racconto seduto dall’altra parte della scrivania, mentre cercava di finire qualcosa al computer.
“Dicono che quando gli elettrodomestici si accendono da soli è perché c’è uno spirito maligno in casa!” disse con dell’ironia Marco.
Nadia tirò su le spalle e strinse le braccia al corpo: “Brividi... che paura!”.
Io guardai Marco e gli dissi: “Certo, come nel film The ring. Guardi troppi film dell’orrore e poi ti ricordo che vivo da sola, non c’è bisogno che tu mi spaventi...”
Marco mi lanciò uno sguardo malizioso: “Se hai paura a stare da sola di notte, posso venire io a farti compagnia!”
Con quello scambio di battute avevamo esaurito l’argomento. Nonostante il mio collega stesse scherzando, le sue parole sullo spirito maligno all’interno della televisione mi avevano lasciato un po’ il sapore dell’inquietudine in bocca, tanto da guardare quella scatola con aria di sfida prima di spegnere le luci. “Avrai il coraggio di accenderti questa notte?”.
Erano passate ormai un paio di settimane e la televisione non si era più accesa, fino a questa notte. Stavo sognando un asilo pieno di bambini, quando il solito carillon mi aveva svegliata. La tv accesa e le immagini della solita bambina che giocava e rideva. Avevo il cuore che mi batteva a mille. “Devo fare controllare ‘sto televisore!”. Staccai la spina e lo schermò si oscurò sul primo piano della ragazzina che in quel momento aveva un’espressione imbronciata.
Il suono dolce del carillon era molto forte, sembrava risuonarmi all’interno delle orecchie. Quel suono mi cullava ed io venivo trasportata da quelle note. Una risata, prima lontana e adesso vicina mi riscosse dal mio torpore.
La bambina rideva dietro lo schermo e mi fissava. “Ho di nuovo lasciato il televisore acceso …” Un balzo al cuore, volsi il mio sguardo verso la presa elettrica. La spina della tv era staccata. La bambina rideva ancora più forte. Le parole di mio nonno, nel sogno, mi ritornarono alla mente: “Ce l’ha con te!”.
Ero sveglia.
Riguardai la presa staccata.
La televisione ugualmente accesa.
La bambina non smetteva di ridere.
“Oh cazzo!!!”.

8 commenti:

  1. Arrrrgghhhh!! Stupenda ma mi lasci a bocca aperta sempre sul più bello! Non vale!!! Bravissima.

    RispondiElimina
  2. fantasco! bello bello bello!
    la conclusione è un tocco di classe eh;)

    RispondiElimina
  3. Bello, da leggersi tutto d'un fiato e...Pauuura! =:-O
    (da quando ho messo l'aggeggio per il digitale terrestre la tv mi fa proprio quello scherzo lì, se non stacco la corrente si accende a tradimento nottetempo, per fortuna ho un sonno profondissimo!)

    RispondiElimina
  4. Grazie a tutti per i complimenti! sono arrossita... :-)

    @ charlieB.
    allora è il digitale terrestre che fa accendere la tele da sola? buono a sapersi... meglio la tecnologia che gli spiriti maligni....
    ho romanzato la cosa, ma la mia tele si accende da sola una notte si e due no.
    Tanto che stacchiamo la spina prima di andare a nanna e prima di andare via un paio di giorni. La tv la teniamo in salotto, la prima volta che si è accesa, c'era una musichetta inquietante e delle voci. Ho svegliato il mio ragazzo e gli ho detto: c'è qualcuno in salotto. e lui: vai a vedere, non ho voglia di alzarmi! - -'

    RispondiElimina
  5. Non ho visto The Ring, ma credo che l'allieva superi il maestro...

    RispondiElimina
  6. si, anche la mia tele si accende da sola in salotto e non è per nulla piacevole soprattutto se sono sola a casa.... :S

    RispondiElimina
  7. Ma Usagi!!!! Ti sembra il caso?!?!? Pure io vivo da sola!!!!! (Però non ho la tv, quindi sto tranquilla)Scherzi a parte...Mi prendono sempre un casino i tuoi racconti!

    RispondiElimina