Sottosopra. Letteralmente. La camera era un casino: brandelli di membra umane sparpagliati ovunque, dita e sangue annesso a macchiare il divano color cammello, rosso su rosso sul cuscino di design, un piede contro l’azzurro del tavolino, una chiazza enorme sul bianco della lampada. Tutti particolari fondamentali, per una star: altrimenti perché pagare una suite dello Chateau Marmont 600 dollari a notte? Tutti particolari fondamentali, è chiaro, tranne il sangue: quello no, quello non ti auguri mai di vederlo. Figurarsi se ti auguri di versarlo.
“La vittima si chiama Shakira Isabel Mebarak Ripoll, colombiana, 33 anni, in arte semplicemente Shakira”, sintetizzò l’agente Redick come se la cameriera urlante non avesse già spiegato tutto il necessario al telefono. “L’hanno trovata così, stamattina: miss Dawkins è entrata nella stanza per portare la colazione come ogni giorno, ha bussato senza ottenere risposta e a quel punto ha usato il passepartout per posare il caffé e una ciambella sul tavolo”. Neanche a dirlo: non ha avuto il tempo di farlo. “La ragazza giura di non avere toccato niente: quando è arrivata la camera era già così, non c’era un particolare fuori posto”. Già: soltanto il fenomeno pop del momento letteralmente esploso, i pezzi del suo cadavere sparpagliati in giro per la stanza. “Solo un dettaglio non coincide con l’arredamento originario - proseguì Redick indicando un punto sul muro - Questo segno rosso, questo non c’era”. Un drago: la firma di un serial killer.
Il sergente Kidd lavorava da trent’anni al Los Angeles Police Department, ma no, un caso del genere non gli era mai capitato. Certo, aveva visto star uccise in tutti i modi, all’inizio della sua carriera si era persino presentato da queste parti per dare un’occhiata al cadavere di quell’attore dei Blues Brothers, ma ecco, niente poteva essere paragonato a un caso del genere. “Sappiamo se qualcuno ieri sera è salito nella camera della signorina...”. Kidd consultò il taccuino: professionale, doveva essere professionale. “Della signorina Ripoll?”. “Signornò, signore - replicò Redick con un riflesso da soldatino -. La donna era qui da una settimana per certi affari personali, ma qui in albergo non ha mai incontrato nessuno. Ieri sera ha cenato fuori e intorno alla mezzanotte ha fatto ritorno in camera e ha chiuso la porta dall’interno. Il resto appartiene ai racconti della cameriera”. Il sergente non si lasciò sfuggire l’occasione di dare un ordine: “Scopriamo dove ha cenato, cosa ha mangiato e soprattutto cerchiamo di capire quali fossero gli affari personali di cui si doveva occupare”, disse mentre un altro flash gli illuminava la faccia.
I flash. Non erano certo quelli della stampa: per quelli ci sarebbe stato tempo, è chiaro, ma a cadavere caldo certo non si possono fare entrare i giornalisti. E già che i flash al sergente Kidd piacevano: si sarebbe presentato in conferenza stampa a dare ragguagli, avrebbe sicuramente rilasciato interviste ai giornali di mezzo mondo. “Beh - pensò - a meno che l’Fbi non mi soffi il caso”. Una punta di amarezza gli si disegnò sul volto: viveva in una città piena di omicidi inesplorabili e quelli toccavano sempre a lui, ma stavolta, per il caso che avrebbe potuto cambiargli la carriera, beh, stavolta probabilmente il fascicolo non sarebbe rimasto a lungo sul suo tavolo. La vittima era colombiana, il caso troppo singolare: no, non era roba da Lapd. Era roba da Fbi. “Almeno - sorrise fra sé e sé - potrò dire di avere visto Shakira nuda”. Gli piaceva proprio, questo humour nero. “Torno in ufficio. Tu resta qui, Redick, e di’ ai ragazzi della scientifica di mandarmi tutte le foto. Beck vorrà un rapporto corposo, e lo vorrà fra un paio d’ore”.
“Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra”. La porta dell’ufficio di Kidd si spalancò: un tizio con una camicia bisunta e un librone in mano gli gridava frasi incomprensibili inseguito da un agente. “Lo capisce?”. Kidd lo guardò con il solito sarcasmo: “Sì, lo capisco. Ma lei si calmi”.
Il tempo non era stato clemente con l’agente Castano. Essere rimasto per vent’anni ai margini dell’operatività, essere rinchiuso in un ufficio ad esaminare scartoffie gli aveva fatto mettere su un po’ più della pancia necessaria per essere un buon poliziotto. Un circolo vizioso: ormai, ridotto così, non sarebbe più diventato un agente operativo. Alla fine Castano riuscì a raggiungere il pazzo e gli mise una mano sulla spalla. “Ora tu vieni con me - disse - e mi spieghi perché non ti sei fermato quando ti ho detto di farlo. Ora mi senti, be...”. “Lascialo stare - intimò Kidd -. Ormai è arrivato da me: sentiamo che cosa ha da dire”. Il sergente guardò il visitatore: “Parlava di draghi, mi pare di aver capito. Vuol sedersi?”. Il tizio accettò la sedia: “Parlavo dell’Apocalisse - sentenziò con solennità -. Le stavo dicen...”. “Frena - lo interruppe Kidd -. Nome?”. “Jason Frieder, signore. Il mio nome è Jason Frieder”. Il sergente lo squadrò: “Ok, Frieder. Cosa c’entra l’Apocalisse con me?”. “Apocalisse, 12, 3-4: ‘Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra’. È il segnale, signore: il segnale del Giudizio. La prima stella del cielo è stata precipitata sulla terra”. Proprio così: “è stata precipitata”, come se “precipitare” fosse transitivo. Questo tizio parlava come la bibbia. Kidd sorrise: “Beh, letteralmente sotto la terra. Esattamente sei piedi sotto”. Il sergente fece una pausa studiata. Poi, prima che il suo interlocutore potesse tornare a parlare, gli indicò la porta: “Ho capito, Frieder. Grazie per essere stato da noi. Faremo tesoro della sua indicazione”.
Il pazzo si alzò con soddisfazione. Lanciò uno sguardo di sfida a Castano, poi infilò la porta e si diresse verso le scale con la bibbia sottobraccio. Non una parola fu pronunciata nell’ufficio di Kidd finché la figura non fu scomparsa. “Per questa volta ti salvi, Joe - disse il sergente - ma la prossima volta che fai arrivare un pazzo nella mia stanza ti faccio rapporto”. Castano abbassò il capo. “Questa gente - proseguì Kidd - gira armata. Darle torto non è mai una buona idea”. Kidd guardò fuori: il sole tramontava su Los Angeles, un’altra notte stava per cominciare. Un altro giorno senza le mani dell’Fbi sul suo caso.
“Pronto, 911? - gridò una voce alla cornetta -. Venite, vi prego, venite subito”. “Nome, indirizzo e motivo della chiamata”. “Il mio nome è John Haise, sono l’assistente personale di Tom Hanks. O meglio lo ero: qualcuno l’ha fatto a pezzi”.
post scriptum per chi non avesse visto la nota che ho aggiunto in un secondo momento nel post di ieri: qui c'è un altro racconto mio, se vi va.
“La vittima si chiama Shakira Isabel Mebarak Ripoll, colombiana, 33 anni, in arte semplicemente Shakira”, sintetizzò l’agente Redick come se la cameriera urlante non avesse già spiegato tutto il necessario al telefono. “L’hanno trovata così, stamattina: miss Dawkins è entrata nella stanza per portare la colazione come ogni giorno, ha bussato senza ottenere risposta e a quel punto ha usato il passepartout per posare il caffé e una ciambella sul tavolo”. Neanche a dirlo: non ha avuto il tempo di farlo. “La ragazza giura di non avere toccato niente: quando è arrivata la camera era già così, non c’era un particolare fuori posto”. Già: soltanto il fenomeno pop del momento letteralmente esploso, i pezzi del suo cadavere sparpagliati in giro per la stanza. “Solo un dettaglio non coincide con l’arredamento originario - proseguì Redick indicando un punto sul muro - Questo segno rosso, questo non c’era”. Un drago: la firma di un serial killer.
Il sergente Kidd lavorava da trent’anni al Los Angeles Police Department, ma no, un caso del genere non gli era mai capitato. Certo, aveva visto star uccise in tutti i modi, all’inizio della sua carriera si era persino presentato da queste parti per dare un’occhiata al cadavere di quell’attore dei Blues Brothers, ma ecco, niente poteva essere paragonato a un caso del genere. “Sappiamo se qualcuno ieri sera è salito nella camera della signorina...”. Kidd consultò il taccuino: professionale, doveva essere professionale. “Della signorina Ripoll?”. “Signornò, signore - replicò Redick con un riflesso da soldatino -. La donna era qui da una settimana per certi affari personali, ma qui in albergo non ha mai incontrato nessuno. Ieri sera ha cenato fuori e intorno alla mezzanotte ha fatto ritorno in camera e ha chiuso la porta dall’interno. Il resto appartiene ai racconti della cameriera”. Il sergente non si lasciò sfuggire l’occasione di dare un ordine: “Scopriamo dove ha cenato, cosa ha mangiato e soprattutto cerchiamo di capire quali fossero gli affari personali di cui si doveva occupare”, disse mentre un altro flash gli illuminava la faccia.
I flash. Non erano certo quelli della stampa: per quelli ci sarebbe stato tempo, è chiaro, ma a cadavere caldo certo non si possono fare entrare i giornalisti. E già che i flash al sergente Kidd piacevano: si sarebbe presentato in conferenza stampa a dare ragguagli, avrebbe sicuramente rilasciato interviste ai giornali di mezzo mondo. “Beh - pensò - a meno che l’Fbi non mi soffi il caso”. Una punta di amarezza gli si disegnò sul volto: viveva in una città piena di omicidi inesplorabili e quelli toccavano sempre a lui, ma stavolta, per il caso che avrebbe potuto cambiargli la carriera, beh, stavolta probabilmente il fascicolo non sarebbe rimasto a lungo sul suo tavolo. La vittima era colombiana, il caso troppo singolare: no, non era roba da Lapd. Era roba da Fbi. “Almeno - sorrise fra sé e sé - potrò dire di avere visto Shakira nuda”. Gli piaceva proprio, questo humour nero. “Torno in ufficio. Tu resta qui, Redick, e di’ ai ragazzi della scientifica di mandarmi tutte le foto. Beck vorrà un rapporto corposo, e lo vorrà fra un paio d’ore”.
“Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra”. La porta dell’ufficio di Kidd si spalancò: un tizio con una camicia bisunta e un librone in mano gli gridava frasi incomprensibili inseguito da un agente. “Lo capisce?”. Kidd lo guardò con il solito sarcasmo: “Sì, lo capisco. Ma lei si calmi”.
Il tempo non era stato clemente con l’agente Castano. Essere rimasto per vent’anni ai margini dell’operatività, essere rinchiuso in un ufficio ad esaminare scartoffie gli aveva fatto mettere su un po’ più della pancia necessaria per essere un buon poliziotto. Un circolo vizioso: ormai, ridotto così, non sarebbe più diventato un agente operativo. Alla fine Castano riuscì a raggiungere il pazzo e gli mise una mano sulla spalla. “Ora tu vieni con me - disse - e mi spieghi perché non ti sei fermato quando ti ho detto di farlo. Ora mi senti, be...”. “Lascialo stare - intimò Kidd -. Ormai è arrivato da me: sentiamo che cosa ha da dire”. Il sergente guardò il visitatore: “Parlava di draghi, mi pare di aver capito. Vuol sedersi?”. Il tizio accettò la sedia: “Parlavo dell’Apocalisse - sentenziò con solennità -. Le stavo dicen...”. “Frena - lo interruppe Kidd -. Nome?”. “Jason Frieder, signore. Il mio nome è Jason Frieder”. Il sergente lo squadrò: “Ok, Frieder. Cosa c’entra l’Apocalisse con me?”. “Apocalisse, 12, 3-4: ‘Allora apparve un altro segno nel cielo: un enorme drago rosso, con sette teste e dieci corna e sulle teste sette diademi; la sua coda trascinava giù un terzo delle stelle del cielo e le precipitava sulla terra’. È il segnale, signore: il segnale del Giudizio. La prima stella del cielo è stata precipitata sulla terra”. Proprio così: “è stata precipitata”, come se “precipitare” fosse transitivo. Questo tizio parlava come la bibbia. Kidd sorrise: “Beh, letteralmente sotto la terra. Esattamente sei piedi sotto”. Il sergente fece una pausa studiata. Poi, prima che il suo interlocutore potesse tornare a parlare, gli indicò la porta: “Ho capito, Frieder. Grazie per essere stato da noi. Faremo tesoro della sua indicazione”.
Il pazzo si alzò con soddisfazione. Lanciò uno sguardo di sfida a Castano, poi infilò la porta e si diresse verso le scale con la bibbia sottobraccio. Non una parola fu pronunciata nell’ufficio di Kidd finché la figura non fu scomparsa. “Per questa volta ti salvi, Joe - disse il sergente - ma la prossima volta che fai arrivare un pazzo nella mia stanza ti faccio rapporto”. Castano abbassò il capo. “Questa gente - proseguì Kidd - gira armata. Darle torto non è mai una buona idea”. Kidd guardò fuori: il sole tramontava su Los Angeles, un’altra notte stava per cominciare. Un altro giorno senza le mani dell’Fbi sul suo caso.
“Pronto, 911? - gridò una voce alla cornetta -. Venite, vi prego, venite subito”. “Nome, indirizzo e motivo della chiamata”. “Il mio nome è John Haise, sono l’assistente personale di Tom Hanks. O meglio lo ero: qualcuno l’ha fatto a pezzi”.
post scriptum per chi non avesse visto la nota che ho aggiunto in un secondo momento nel post di ieri: qui c'è un altro racconto mio, se vi va.
ora io non so se hai scelto shakira per caso...non so se la sua musica la odi..e neanche so se l'ascolti la sua musica..ma di una cosa sono certa: vederla sculettare in quel modo mi ha urta così tanto che questa fine secondo me l'ha meritata. Grazie.
RispondiEliminaTi riescono bene tutti i generi eh?! Sono sorpresa e compiaciuta. E magari, un giorno, comprerò il tuo libro ;)
RispondiEliminaTu dirai
RispondiElimina- Eh, lo so Greis..sei triste perchè in poche righe ti ho fatto morire barbaramente Sciachira e Tomencs...
No, no..ti sbagli FannyPile, sono tristissima è vero, ma solo perchè il povero Castano per colpa di un ventre un po' troppo sblusato non è più agile come Ponciarello :(
Vado a leggere l'altro tuo racconto, va..magari mi riprendo!
(ah bellissimo questo..inutile dirlo :))
@mmg: nulla su questo blog è casuale, lo giuro. Prego :)
RispondiElimina@maraptica: grazie mille ^^ ecco, se me lo pubblicassi anche sarebbe cosa gradita
@grace: sì, ecco, condivido. (Qual è l'altro mio racconto?). Grazie :)
Come QUAL E' L'ATRO TUO RACCONTO?
RispondiElimina"post scriptum per chi non avesse visto la nota che ho aggiunto in un secondo momento nel post di ieri: qui c'è un altro racconto mio, se vi va."
NON TI SENTI BENE FLAN? :(
Ah ah ah! Mai pensavo che saresti arrivato a far esplodere Shakira! Mi hai davvero...Come dire...Sorpresa :-)
RispondiEliminaPs: e più "splatter" di così, si muore :-D
RispondiEliminahahha è divertente ma cazzo almno la facevi morire in modo meno brusco,che so,impiccata,sgozzata cazzo ma scoppiata proprio :/
Elimina(No, non mi sento bene. Devo aver mangiato una torta acida. Il che fa pendant con una parte del mio pubblico :p)
RispondiEliminaOh, guarda, Vaniglia, è stato un momento liberatorio. Il povero Tom Hanks è solo una vittima collaterale.
MI HA APPENA DATO DELL'ACIDA, FORSE?
RispondiEliminaADDIO!
O ti ho dato della torta?
RispondiEliminaGuarda Grace, se c'è un'acida qua in mezzo son io, perciò torna...Torna tra noi!!!! :-D
RispondiEliminaVanigliuzza..io sono acida..ma detesto chi mi accusa di esserlo! :D
RispondiEliminaOra corro nel tuo blog ad eloggiare i versi..
Mi ha datto della torta acida...tsè...A MEEE?
no a sta minchia -_-
EliminaSe avessi certe facoltà caro Silas... ;)
RispondiEliminap.s. Grace non fare la puntigliosa...ah ok, scusami, a volto dimentico che sei una maestra :-P
Iotiadosoassaielosaisi?!
Sontuoso racconto.
RispondiEliminaSpero abbia un seguito moooolto lungo... son piccole soddisfazioni.
Stefano
magnificamente sublime, complimenti davvero! ;)
RispondiEliminaGrace è... una... maestra...??? uahahahahauahahahah ma perché... sono... l'ultimo... a... sapere... le cose? Uahahahahauahahahah... questa è bellissima (poveri bambini).
RispondiEliminaSu, su, ragazze, non litigate: ce n'è per tutte, se volete do dell'acida a tutte voi :)
Comunque, maraptica: Iotiadosoassaielosaisi anch'io, qualunque cosa significhi. E io quel potere ce l'ho, ma - ecco - non me lo consiglio.
(Grazie, webrunner e Lorant. Al primo di voi due: dici che serve un seguito? Vedremo, vedremo...)
bel racconto. anche se non pensavo facessi esplodere shakira (quando si diceva "bomba sexy" non doveva deflagare per forza, S. :D )
RispondiEliminaCavolo che bell'inizio per una storia di serial killer! Mi piacerebbe sapere qual'è il fil rouge tra shakira e tom hanks..
RispondiEliminaEra una dichiarazione d'amore per Grace ;)
RispondiEliminaE se ce l'hai autopubblicati no?! Dai che faccio una scappata in libreria....
la scelta di shakira la comprendo, il waka waka ti ha dstrutto i maroni, ma tom hacks? io avrei fatto morire Byoncè e Leonardo Di Caprio.
RispondiEliminaSai, cesco, in realtà questo racconto era partito proprio da quell'idea, dal concetto di "bomba sexy". Poi l'ho cassata (che è solo un modo elegante per dire che m'è passato di mente ^^)
RispondiEliminaGrazie, Martina. Vedremo, vedremo se fare un sequel :)
Maraptica: ecco, lo scopo è proprio questo. Raccogliere lettori potenziali per poi pubblicarmi :p
@Ady: boh, Tom Hanks è un po' come il prezzemolo. Ma, ecco, ieri ho visto Revolutionary road e se l'avessi scritto oggi, beh, allora DiCaprio avrebbe sicuramente meritato un posto nel racconto.
bellissimo noir:) a me sinceramente piace già così, non avverto il bisogno di un sequel, mi pare concluso in sè...poi son gusti:)
RispondiEliminaallora sei riuscito a realizzare il sogno di tutte le ragazze invidiose (tra cui me) di far a pezzi una gnocca che ci fa notare costantemente tutti i nostri difetti fisici...e quindì già questo racconto mi ha conquistato dalle prime righe...poi questo genere di racconti mi fa impazzire, soprattutto scritto in questo modo stupendo (sì, lo so, lo so...non devo farti più complimenti, ma che devo fare?!?! tu me li estorci con questi racconti superbi! come posso tacere???!)
RispondiElimina:)
Ps: se nel sequel ti viene in mente di fare a pezzi Belen Rodriguez io ti appoggio! Anche perchè ormai l'abbiamo vista in tutti i modi, in tutte le salse e in tutti nudi possibili e immaginabili...lei e il principe Emanuele Filiberto sono le showgirl più richieste in tv...quindì..non sarà ora di togliersela dalle balle??
RispondiEliminaOrcocan! E' lungherrimo...se riesco torno dopo a leggerlo! :)
RispondiEliminaEcco, l'ho letto! Bello il giallo a puntate! Voglio la seconda puntata! (Hai mai letto Il Miglio Verde di Stephen King a puntate?) Anche se, mannaggia! so già il serial killer: P. F.!
RispondiElimina@Br: in effetti la mia idea è quella, ma tu... shhh!... non dirlo in giro.
RispondiElimina@Calliope: ehm... vedremo :)
@CharlieB.: ecco un motivo per non fare un sequel: Charlie ha già riconosciuto il colpevole :)
lo star system ha le ore contate ...
RispondiEliminaChe cesso, consgilio a chi scrive "storie" del genere, VA A LAVURA BARBUN!
RispondiEliminaCi penserò, caro anonimo.
RispondiElimina(Grazie giardigno ^^)
Calliope ha ragione, oltre ad essere molto ben fatta è pure simpatica e non ha l'aria di quella che se la tira.. si, far esplodere Shakira mi sa che ha conquistato la simpatia delle lettrici ;) bravo Silas!
RispondiEliminaGrazie Leucò :) Sapevo di poter contare sul tuo apprezzamento ^^
RispondiEliminadovesse avanzare qualche pezzo, me lo prendo io. non di Tom Hanks, eh!
RispondiElimina(bravo)
I reni sono tuoi. (Grazie ^^).
RispondiEliminaPerchè te la sei presa così brutalmente con la povera Shakira? -___-
RispondiEliminaIn effetti non è stata la mia prima scelta. Avevo pensato a un'altra cantante, ma poi ho ripiegato su di lei.
RispondiEliminaLa risposta alla tua domanda è: per lo stesso motivo per il quale qui sopra qualcuno mi ha suggerito Belen Rodriguez. Ti dico una cosa di più: se questo racconto fosse stato ambientato in Italia al posto di Tom Hanks avrei messo Pierfrancesco Favino. Insomma, la gente onnipresente alla lunga stanca.
(Ma, tengo a precisare, questo racconto è pura opera di fantasia. Nessuna volontà di violenza reale nei confronti di Shakira o di chicchessia, né alcuna istigazione a farla).