L'avevano trovata chissà come, quella foto. Non era su Facebook, questo era certo, ma da qualche parte dovevano essersela procurata. Fatto sta che adesso campeggiava a pagina 7 del Giornale di Sicilia con tanto di didascalia: “L'imprenditore Egidio Di Paola, titolare della pizzeria 'Acquasanta', denunciato ieri a piede libero dalla Gyardia di finanza”. Neanche la cura di rileggere la didascalia: sbatti il mostro a pagina 7 e lascia una y al posto della u. Categoria sciatta, quella dei giornalisti.
Anche l'articolo non era così accurato come si sarebbe aspettato: si spiegava che Di Paola era stato sorvegliato per mesi “dalle Fiamme Gialle”, che ventuno volte i militari erano andati a cena da lui “e neanche una volta era stato rilasciato lo scontrino”. Peggio: “Nei sei mesi di controlli, la pizzeria 'Acquasanta' ha emesso ricevute per appena 1.300 euro, a fronte di un giro d'affari stimato in 16 mila euro al mese”. Totale calcolato, secondo le valutazioni della Finanza riportate acriticamente dal giornalista, “un'evasione fiscale accertata pari a circa 95 mila euro”. Seguivano le dichiarazioni entusiastiche del comandante, un accenno alla difesa curata dall'avvocato Sandro Massaro e l'annuncio di un “imminente giro di vite contro l'evasione fiscale, un fenomeno che sottrae risorse allo Stato e che a Palermo non accenna a diminuire”.
“Come hanno fatto a ricostruire il giro d'affari della pizzeria? – disse Di Paola – Se non ho emesso scontrini come fanno a dire che guadagnavo 16 mila euro al mese?”. L'avvocato Massaro non fiatò: “E poi, avvocato, si rende conto di cosa significa? Io resto aperto una ventina di giorni al mese, cinque giorni alla settimana. Praticamente, secondo loro, incasso 800 euro a sera, ogni sera. Pure il mercoledì, lo capisce?”. L'avvocato staccò gli occhi dal giornale per un istante e si sfilò quei pezzi di vetro grezzo che chiamava occhiali. Di Paola non ebbe il tempo di chiedersi come facesse Massaro a vedere senza indossarli che una zaffata di cipolla e peperoni lo raggiunse: “E noi lasciamoli fare”, fece l'avvocato.
Il ristoratore osservò Massaro in apnea. Quello, nel frattempo, sembrò essere entrato in trance: quasi disinteressandosi del suo interlocutore sfilò una carpetta da un cassetto, spostò indietro la sedia e si alzò per avvicinarsi alla finestra. Poi, d'improvviso, tornò a rivolgergli la parola, ma stavolta oltre la distanza di sicurezza, abbastanza lontano perché la caponata del giorno prima o di chissà quando non potesse raggiungere le narici di Di Paola: “Ce l'ha un amico giornalista?”, fece. “Beh, sì – rispose l'imprenditore –. C'è il figlio di mia cugina, cioè, credo che lavori ancora a Tvs. Perché, avvocato, vuole che gli facciamo arrivare una smentita?”.
Massaro si immobilizzò: guardò il suo cliente con gli occhi sbarrati, come se si stesse accorgendo solo in quell'istante di non essere solo nella stanza.
– Una smentita?
– Certo, avvocato. Non è vero che guadagno 16 mila euro al mese, sono tutte infamità. Avvocato, questi mi vogliono incastrare.
– Ma lei lo scontrino ai finanzieri gliel'ha mai dato?
– No, che c'entra? Ma lei lo sa come funziona: la crisi, le spese. Cioè: lo sa a quanto me la passano la mozzarella? E poi...
– Non m'interessa quanto costa la mozzarella. Lei con me non è che si deve difendere, ma se gli scontrini non glieli ha dati, mi capisce? Non è che la vogliono incastrare: è colpa sua.
Di Paola sembrò aver perso il filo: l'avvocato gesticolava e soffiava parole, in un momento sembrava un torquemada pronto a torchiarlo e nel successivo, anche nel corso della stessa frase, l'amico buono pronto a trovare una soluzione.
– E che dobbiamo fare? Conciliamo?
– Questo non è un divieto di sosta, Di Paola. Questa è evasione fiscale. Dobbiamo diventare eroi.
– Cioè?
– Cioè ora lei chiama suo cugino o quello che è e facciamo un bellissimo comunicato stampa. Scriviamo che sì, è vero, lei guadagna sedicimila euro al mese, ma le fatture non le rilascia perché lei resiste. Mi capisce?
“Mi capisce”, domandava l'avvocato. No, che non capiva: Di Paola guardò ancora una volta in silenzio Massaro.
– Mi segua: in questa città un locale su tre, forse anche uno su due, è gestito dalla mafia.
– No, avvocato, questo glielo giuro: io non c'entro con la mafia.
– Lo so che non c'entra, altrimenti non sarebbe così spaventato per un'evasione fiscale. Mi faccia finire: secondo lei perché la mafia apre pub, creperie, pizzerie e cose del genere? Perché ai mafiosi avanza tempo?
– No, cioè, non lo so: per investire?
– Sì, ma i locali, e lei lo sa perché compra la mozzarella a sangue di papa, non sono buoni investimenti. Però pub e pizzerie hanno un vantaggio: molta liquidità, cosa che con le costruzioni, con il movimento terra, che so? Con i rifiuti e con la sanità non c'è. E allora che fanno, i mafiosi? Aprono una pizzeria come la sua, staccano centomila scontrini, fingono di incassare un sacco di soldi e i guadagni, che so, del pizzo o della droga diventano puliti. Mi capisce adesso?
– Sì, cioè: no. Io che c'entro?
– Lei c'entra perché noi adesso facciamo una lettera aperta. Diciamo che lei è un eroe, mi capisce? Diciamo che non emettere fatture, in Sicilia, a Palermo, è l'unica garanzia di essere puliti. Che lei è un ristoratore che resiste all'invasione di Cosa nostra. Che la guardia di finanza deve andare a controllare chi li emette, gli scontrini, e non chi non li fa, perché quelli sono i veri criminali. Perché quegli scontrini, uno a uno, sono tutti sporchi di sangue. Mi capisce? Voglio farla diventare il nuovo Saviano, il Saviano dei ristoratori. Devono avere il coraggio di condannarla: condannare un eroe, mi capisce?
“Il Saviano dei ristoratori”: Di Paola sorrise senza avere il tempo di chiedersi se ci fosse da fidarsi. Se quello fosse solo il tentativo di un avvocato di farsi pubblicità a buon mercato. In fondo, comunque, non era male come prospettiva: “Egidio Di Paola, il ristoratore antimafia”, e via con le interviste sui giornali, le fotografie, i servizi. Tutta pubblicità gratuita: per Massaro, certo, ma principalmente per lui.
– Va bene, avvocato. Chiamo il figlio di mia cugina e gliela faccio scrivere.
– Prima di mandarla ai giornali me la faccia leggere, mi raccomando.
– Certo. Quanto le devo?
– Allora, vediamo: per il parere pro veritate fanno 120 euro. Poi, per il giudizio, facciamo tutto un conto unico.
– Mi fa la fattura?
– E che sono mafioso, io?
il conto unico mi spaventa sempre ...
RispondiEliminaHahahahahahah finale con il botto ;)
RispondiEliminaGli eroi non Mangano mai.
RispondiEliminaMolto bello anche il titolo.
Un notevole ribaltamento di prospettiva... Il titolo ossimorico e battistiano è perfetto.
RispondiEliminaLa supposizione dei movimenti mafiosi, così come descritti, non è romanzo ma verità.
RispondiEliminaSarebbe interessante sapere quante volte i finanzieri/clienti hanno pagato il consumato.
Non mi stupirei se le indagini fossero iniziate la prima volta che il pizzaiolo ha chiesto (ahilui!) il pagamento di un'abbuffata, magari con forte sconto.
Sarebbe emerso che anche in assenza di pagamento è obbligatoria l'emissione dello scontrino fiscale.
Le leggi fiscali sono complicate, più facile applicarle su 'presunzioni' di incasso, che su situazioni certe e visibili.
me lo sono gustato fino all'ultima parola...grandioso. voglio essere l'avvocato massaro, con un igiene orale più accurata, però.
RispondiEliminaBellissimo...la fine è stupenda.
RispondiEliminaQuanto odio gli avvocati istituiti per difendere la verità sono, in realtà, una fabbrica di menzogne.(senza offesa per chiunque faccia questo mestiere)
:D esilarante quanto verosimile..
RispondiEliminaIl Saviano dei ristoratori heheh!
RispondiEliminaChi avrebbe come scorta Bigazzi e Vissani?
(vero) La moglie di mio zio fa Massaro di cognome..zia Teresina..sarà mica parente dell'avvocato?
Eh..anche lei ha la bocca a fognetta ;)
Mitico uomo che sei :-)
RispondiEliminaM'hai fatto ridere perchè mi son ricordata di quella volta che a un corso dinonstoadirticosa, mi volevano far dire che il mio obiettivo era diventare una scrittrice come Saviano, ma il mio obiettivo non era diventare una scrittrice come Saviano, così mi rifiutai di dirlo e tutti si scandalizzarono...Molto.
(E dillo che ti sono un sacco mancata) ;-)
RispondiEliminaBello. A me è piaciuto tutto lo scambio fra l'alito appesantito e l'innocente evaso!
RispondiEliminaDescrive con sottile ironia i nostri tempi...
RispondiEliminaPerfino certi burocrtati si stanno abituando a una certa concezione di "eroe"...
Per fortuna, e questo è anche il messaggio che traspare dal racconto, non c'è solo Mangano il "supereroe"...
La mafia esiste, certo, e non la si deve sottovalutare, ma c'è anche la Sicilia pulita che si ribella...
Ho anche avuto modo di conoscerla, perché ci sono stato per lavoro per diverso tempo e....
gli scontrini me li facevano sempre!!!
:-)
Roba tosta, anzi, tostissima, da queste parti!
RispondiEliminail finale vale tutto il racconto :)
RispondiEliminaGrazie a tutti/e. @Giramundo: quello che volevo dire, in realtà, è proprio che di chi fa lo scontrino, a volte, bisogna diffidare. C'è una Sicilia pulita, che per altro nell'ultima fase è molto attiva, ma nell'antimafia c'è - da sempre - un gioco al massacro, quel che a sinistra si chiamava il "fotticompagno". La sfida continua fra primedonne sul modello "Sono io, e non altri, l'eroe che salverà il pianeta". Un gioco che si pratica sul campo della comunicazione, con meccanismi perversi molto distanti da quello che dovrebbe essere il fine ultimo dell'antimafia, cioè ovviamente combattere la mafia.
RispondiElimina@Vaniglia: perché, sei stata via? :p
I peggiori attacchi a Saviano vengono proprio da sinistra, dai profeti dell'antiberlusconismo. Dagli amici mi guardi Iddio.....
RispondiEliminaGrillo, Santoro, Travaglio, Vauro & C.: gli invidiosi del successo di Saviano
Caro storico, mi sa che hai letto un po' frettolosamente il racconto. In effetti 35 secondi sul sito vanno bene solo per copincollare un commento-spam...
RispondiEliminaCioè? Tu vedi quanto tempo sta uno connesso?
RispondiEliminaIo so molte cose.
RispondiEliminaTranne che son stata via :-)
RispondiEliminaMica ho detto che io so tutto.
RispondiEliminaGià, 35 secondi ricorda un po' le finanziarie di Tremonti approvate in 9 minuti di consiglio dei ministri. Non lo sapevo, ma lo spam era così palese che il link manco l'ho cliccato.
RispondiEliminaAh, Silas, il racconto è splendido. Lo dico tranquillamente, che so che sia che ho avuto il tempo di leggerlo.
;)
Beh, e poi tu vai veloce per definizione :)
RispondiEliminabellissimo:) il finale poi è geniale...
RispondiEliminaera un pò di giorni che non riuscivo a leggere con tranquillità i tuoi racconti.
RispondiEliminaquesto è molto bello con un bel finale!