Un altro grande ritorno, oggi. Ecco a voi il secondo racconto di ghiaccio-nove.
Mentre sorseggiava il secondo caffè macchiato della mattina – subito dopo la rituale rasatura – ascoltò alla radio la notizia della sua morte: ”All’età di quarantanove anni si è spento all’improvviso il noto pittore Salvo Verifica”.
Istintivamente guardò il calendario. No, non era il Primo Aprile. E allora?
Salvatore Verri (questo il nome che compariva sui suoi documenti, e che lo aveva sempre accompagnato almeno fino a quando non aveva cominciato a firmare le sue tele con quel curioso pseudonimo) immaginò di avere semplicemente frainteso. Forse nei suoi ancora assonnati neuroni le sillabe emesse dal transistor si erano intrecciate con qualche brandello di sogno che aveva tardato a dissolversi. Allora si sciacquò di nuovo la faccia con acqua gelida e uscì.
Fischiettando raggiunse il chiosco dei giornali per comperare il suo quotidiano preferito. La edicolante lo trattò con insolita freddezza, come se lui non passasse lì tutte le mattine e i due, ogni volta, non si scambiassero amichevoli commenti sui più disparati argomenti. Pazienza.
Poi, come al solito, andò a sedersi al bar per sfogliare il giornale e bere ancora un caffè, l’ultimo della giornata. Al cameriere, che ormai avrebbe dovuto conoscere perfettamente le sue abitudini, dovette non solo ordinare la sua consumazione, ma anche ripetere l’ordinazione perché non aveva capito. Finalmente aprì il giornale e di colpo le sue retine furono investite dalle seguenti parole, che formavano un grosso titolo a metà altezza della prima pagina: “E’ morto l’artista Salvo Verifica”. Dopo un momento di sconcerto sfogliò nervosamente le pagine fino a quella dei necrologi, e constatò che quasi la metà dello spazio era occupata dalle espressioni di cordoglio per la “sua” morte.
Trascorsero varie settimane. Verri dovette rassegnarsi ad essere considerato, sempre e comunque, un estraneo. Nessuno dava l’impressione di averlo mai conosciuto, come se la fantomatica morte del suo alter ego avesse provocato la cancellazione della sua identità pubblica. In compenso la sua vena creativa era felicemente esplosa in un periodo di fervente ed entusiasmante produttività. Oltretutto – a seguito della luttuosa notizia – il valore commerciale dei suoi quadri si era impennato al di là di ogni aspettativa, e di conseguenza la sua situazione finanziaria era diventata florida come non mai.
Il pittore non incontrò particolari difficoltà ad abituarsi a questa condizione personale quasi fantasmatica. La sua esistenza aveva subito una svolta rilevante, ma la sua mentalità aperta, flessibile e improntata all’ottimismo lo aveva aiutato a rimanere sereno e, come suol dirsi, ad andare avanti per la sua strada.
Purtroppo per lui, però, le sorprese non erano terminate. La Guardia di Finanza, insospettita dalla spropositata compravendita di opere che continuavano a proliferare nonostante il loro autore risultasse defunto, cominciò ad indagare segretamente, sguinzagliando anche dei sedicenti collezionisti fintamente interessati all’acquisto. Emerse così che un certo Verri Salvatore si prendeva il lusso (oltre che il relativo consistente profitto) di commerciare tele, attribuite al pittore Salvo Verifica, ma dipinte da lui medesimo.
Con la certezza di aver incastrato un abile falsario senza scrupoli, la Giustizia chiese conto ad un Verri incredulo e frastornato. Al processo questi cercò di dimostrare che Salvo Verifica non era – come tutti credevano – il nome della salma, ormai in decomposizione, di quello che fu un illustre imbrattatele, ma soltanto il suo stramaledetto nome d’arte. Tuttavia ebbe l’impressione che nemmeno l’Avvocatessa Vera Mente, suo difensore di fiducia, nonché ex-compagna di scuola, fosse del tutto persuasa della sua versione.
Rimango sempre col naso all'insù, in attesa del seguito.
RispondiEliminap.s. Solo che si accumulano troppe storie non terminate e la mia memoria cerebrale comincia a fare i picci... ;)
Anche secondo me questa storia non può finire così.... :-((((((
RispondiEliminaps.Estremamente intrigante come canovaccio...
ma perché ho iniziato a leggere con: "mentre scorreggiava...." - -"???
RispondiEliminaComunque, al posto del poveretto, la prossima volta ci penserei due volte a scegliermi uno pseudonimo o almeno, sarebbe meglio fare una procura dal notaio.... ;-)
Eh, lo so che molti rimangono insoddisfatti, ma sulla storia del finale aperto la penso come Silas. Comunque, volendo, un compromesso possiamo trovarlo: se qualcuno mi compra qualche quadro, un bel finalone si può anche aggiungere! :)
RispondiElimina@Usagi: anch'io avevo letto male, la prima volta ^^
RispondiElimina@G9: bravo, così mi piaci. Le storie finiscono quando chi le scrive decide che finiscono ^^ (che è un modo garbato per dirti che i tuoi quadri non li voglio, eh? :p)
ps ma dipingi sul serio o lo dici per dire?
...a me questo finale piace, ci resti imbrigliato, non hai via di scampo, come il povero salvo...kafkiano direi
RispondiEliminaIl Verri Salvatore si è preso il lusso ed il lutto della dipartita dell'alter ego!
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