venerdì 19 novembre 2010

Figli di mamma

Chiudiamo la settimana con un'ospite che aspettavo da tempo. Date il benvenuto a Calliope.

Sono scivolato nella neve.
È quasi un’ora che sono con il sedere poggiato su questa roccia. Ho gli arti congelati, non sento più i piedi e le dita non si muovono più.
Stringo tra le mani il fucile, terrore e conforto in questo silenzio.
Sono tutti via, tutti al campo, tutti persi nella lotta tra la vita e la morte.
Non so cosa può essere migliore: vivere ancora, o morire tra le calde lacrime dei tuoi cari.
Sono scivolato e sono ancora qui, stretto al fucile, seduto su una roccia.
Non riesco a salire la scarpata: le mani non si muovono più.
Sono al sicuro, prima o poi qualcuno passerà di qui... prima o poi...
Da lontano si odono le urla, gli spari; si sente fin qui l’odore del sangue... il peso della morte.
Sono caduto qui sopra questa roccia e gli altri stanno combattendo anche per me.
Mi chiedo quale figlio di mamma si sarà preso la mia pallottola, in quale petto sarà conficcato il proiettile a me destinato. Chi sarà morto per la mia assenza?

Prendo un po’ di neve tra le mie mani congelate.
La roccia ha una mano, un braccio, un altro braccio, un’altra mano, un torace, una testa. Ha anche delle gambe. È una roccia congelata come me: è un figlio di mamma, corpo abbandonato dal respiro, dal sangue e dalle lacrime.

Al collo la medaglietta dice: Lorenzo Di Pasquale N027 17-11-1920.
La prendo, me la metto al collo, la porterò all’accampamento. Prima o poi qualcuno passerà di qui... prima o poi...
Lo guardo, anche questa roccia ha bisogno di una degna sepoltura, le mani sono congelate, ma scavo... scavo più che posso nella neve.
Il suo corpo ora è sulla terra fredda. Lo ricopro. Piango, non ho più saliva, le mie labbra bruciano, brucia il cuore di amarezza.
Figlio di mamma, non lascerò il tuo nome disperso tra i fiocchi bianchi, ma solo il tuo corpo, carcere di un’ anima ormai libera dalla corruzione del mondo.
Dormi bene che tanto, prima o poi, qualcuno passerà di qui... prima o poi...

14 commenti:

  1. mi ci è quasi scappata una lacrimuccia...
    un racconto molto crudo, ma che rende bene l'idea della paura della morte, ma allo stesso tempo la si desidera!
    Molto bella questa frase: "Non so cosa può essere migliore: vivere ancora, o morire tra le calde lacrime dei tuoi cari."
    Inoltre, c'è un senso di colpa di fondo che fa stringere lo stomaco.

    Bel Racconto!

    RispondiElimina
  2. Il Monumento al Milite Ignoto chissà a quante "rocce" è dedicato.
    Bel racconto, più diario dell'ultima ora; quel "prima o poi" ripetuto, è un sospiro di speranza fino all'ultimo, sempre più flebile, e dopo il poi finale...
    ...un'altra roccia da ricordare.

    RispondiElimina
  3. bello...breve ma intenso. In questa mattina un po così ottimo modo per tornare a pensare che troppi figli di mamma non tornano, nè sono tornati...

    RispondiElimina
  4. Ecco. Volete dirlo anche voi a Calliope che i suoi racconti sono molto belli?

    Io ho fatto una faticaccia a convincerla ^^

    RispondiElimina
  5. Ho sentito il freddo nelle mani, nei piedi, dappertutto.
    Ho pianto anche un po'..
    Brava, ne voglio leggere altri adesso.

    RispondiElimina
  6. Già dato una scorsa al suo blog, approfondirò perchè mi sembra ne valga la pena.
    Si convincerà. :)
    Questo è stupendo.

    RispondiElimina
  7. Grazie mille a tutti quanti! Sono senza parole...non mi sarei mai aspettata così tanti commenti positivi:)
    Sono contenta di avervi regalato un po' di emozioni...spero di riuscire a regalarvi in futuro anche qualche sorriso non solo lacrime:)

    RispondiElimina
  8. i complimenti vanno tutti a te silas che l'hai convinta finalmente:)
    Che bel racconto, davvero...bello bello

    RispondiElimina
  9. (Br1 tieni presente che il prossimo da convincere sei tu, eh?)

    RispondiElimina
  10. Sì, Br1 vogliamo tutti un tuo racconto!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

    RispondiElimina
  11. Brava, complimenti.. mi sono venuti i brividi!

    RispondiElimina
  12. Bello, intenso, umano, vivo... Complimenti vivissimi.

    RispondiElimina
  13. Non dobbiamo dimenticare tutti quei giovani che ci hanno rimesso la vita in guerra. Brava, un bellissimo racconto.
    :)

    RispondiElimina