lunedì 11 ottobre 2010

I racconti del simenzaro

Arrivava di mattina, e quando il carretto inforcava la strada che dalla piazza portava alla chiesa tutt'intorno era sempre festa. I ragazzini lo inseguivano, sembravano quasi tirargli la coda, e tutta la via era un fiume di voci: un pugno di calia una lira, un cartoccio di luppoli dieci, cento grammi di simenza cinque lire, e allora volavano delfini e timoni, volavano spighe di grano e bilance della giustizia, volavano monete logore con le arance e la scritta “Italia”. Non per mangiare, attenzione: lo pagavamo solo per agguantarlo, in qualche modo ricompensarlo di una giornata di fatiche e trattenerlo lì, sul bordo della strada, dove dopo qualche minuto lo zu Vasile si accovacciava. A quel punto, quando tutti i bambini avevano preso qualcosa da sgranocchiare, iniziava la festa: il simenzaro chetava il mulo, si pettinava la barba e riempiva la strada con la sua voce. Una voce roca, graffiata dagli anni, ma capace di inventare come mai più avremmo visto fare.
Tutte le storie cominciavano allo stesso modo: “C'era una volta”. Ogni volta, però, c'era qualcosa di diverso: un giorno un lupo da sfidare, un altro un mostro o un drago, il giorno successivo una fanciulla da salvare o un fiume pronto a trasformarsi in farfalla. Quel giorno, però, lo zu Vasile era più schivo, la sua voce sembrava volere scavare nella roccia e poi scappare, scappare lontano da noi ragazzini che niente potevamo sapere. Persino il mulo pareva più stanco: le orecchie calate, lo sbuffo pronto, non si fermò come ogni volta a strappare le spighe di grano da terra, ma si limitò a restare lì, dietro il suo padrone, pronto a scalciare a ritmo con l'apparizione di fucili e cavalli. Solo così la storia cominciò: “C'era una volta un venditore di simenza che per campare viaggiava con il suo mulo. Ogni giorno la stessa strada: da Fòllico a Sendimàra, da lì alla Valle del Midio e poi su, verso la montagna, fino a Murino e Jòzzina, per poi tornare a casa. Il viaggio durava un giorno intero, e lungo la strada il simenzaro si fermava sempre: ascoltava le storie della valle e della montagna, quelle del fiume Midio e delle case di Sendimàra, e ogni volta, a ogni tappa, riferiva quelle fiabe meravigliose a chi voleva ascoltarle nel paese successivo. Un giorno, però, sulla strada che dal Midio portava a Murino gli si parò davanti un esercito di cavalli: 'Fermo là, simenzaro', disse il cavaliere più anziano, e il simenzaro si fermò. L'uomo discese da cavallo, e con un fucile nella mano destra si accostò a lui: 'Ascoltare – disse – è un privilegio, e ancor di più lo è raccontare quel che si è sentito. Un privilegio che va conquistato, che non si può concedere a tutti. Oggi è il tuo giorno, simenzaro: raccontaci quel che hai visto a Sendimàra, chi hai incontrato per le strade, chi ha mangiato la tua calia, e se il racconto ci piacerà ti faremo la concessione di farti andare avanti per la tua strada'. Il simenzaro s'impaurì, e cominciò a raccontare: 'A Sendimàra la strada era piena di gendarmi, ogni passaggio era bloccato. Cercavano, essi dissero, un uomo crudele, un uomo alla guida di cento cavalieri e cento fucili, che in compagnia del suo esercito di briganti aveva ucciso uno di loro, e che poi, con i suoi uomini, era fuggito verso la valle'. Il brigante sembrò ascoltarlo con interesse: 'La tua storia – aggiunse d'un tratto – è una storia interessante, ma non è vera'. Fece un cenno col fucile: lo alzò verso il cielo, e all'improvviso tutti e cento i cavalli si imbizzarrirono. Era il segnale, intuì il simenzaro: una pioggia di piombo raggiunse il venditore ambulante, e in un istante lui e il suo mulo giacquero a terra. La strada si riempì di simenza, che si disperse nel rosso del sangue. 'L'uomo del racconto – commentò il brigante – non è per nulla crudele'”. Lo zu Vasile sbuffò la storia tutta d'un fiato. Poi si rialzò, scacciò la polvere dai pantaloni e risalì sul mulo. Con il suo carretto imboccò la strada che portava a Jòzzina e sparì contro il tramonto. Il cielo, lentamente, si colorava della tinta del sangue.

ps Silas, questa settimana, è abbastanza incasinato, e forse non potrà garantire un racconto al giorno. In compenso, gli amici di SenzaVoglia hanno pubblicato una sua storia nuova di zecca: se vi va di dare un'occhiata gli farà sicuramente piacere.

5 commenti:

  1. Ma il racconto di oggi è targato Silas, e alla fine è Silas che parla in terza persona o qualcuno che ha postato il racconto sotto nome suo? :D

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  2. E per forza che sei incasinato :-) Devi scrivermi a mano un sacco di racconti da spedirmi! Sarà la settimana buona in cui mandarti un racconto mio, così suppliamo alla tua assenza ;-)

    Ps: che bella figura quella del semenzaro...

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  3. Tristerrimo! D'altronde, iniziavo a preoccuparmi per tutti questi finali lieti. :)
    p.s. domani leggo dillà. Troooppo lungo!

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  4. @Rospo: è il bambino del racconto, a parlare. Lui non è Silas, per questo si riferisce a lui in terza persona.
    @Vaniglia: aspetto con ansia il tuo racconto ;) (sul semenzaro: pensa che all'inizio la storia doveva andare in un'altra direzione, poi quello mi è sfuggito e ha preso forma così... piace anche a me, devo essere sincero)
    @Charlie: ma no, che non è triste: magari il semenzaro inventa le sue storie, o magari soltanto voleva giustificare la sua decisione di smettere di lavorare e ha inventato un racconto ad hoc... ecco, magari ha vinto al superenalotto e s'è stufato di girare per le valli a vendere semenza...

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