Anche oggi è la volta di un ospite particolarmente gradito. Anzi: un'ospite particolarmente gradita. Ecco a voi Vaniglia.
C’era una volta una bambina triste perché vedeva oltre gli occhi della gente e capiva che tutte le persone che la circondavano e che le passavano accanto erano fatte di cristallo, lei compresa.
Soffriva terribilmente di solitudine perché, per paura di rompere chi le stava vicino, parlava a bassa voce e si muoveva con molta attenzione, tanto che la gente cominciò a prenderla per pazza.
Era tanta la paura di incrinare irrimediabilmente le persone a cui voleva bene che ben presto smise definitivamente di muoversi e di parlare. Fu allora che la rinchiusero in manicomio.
La bambina si ritrovò in mezzo a mucchi di persone infrante senza più speranza che gridavano tutto il loro dolore con talmente tanta forza che ben presto anche lei andò in mille pezzi e rimase aggrappata alle sbarre del manicomio con gli occhi persi nel vuoto a chiedere aiuto senza più voce a qualcuno che forse non esisteva.
Trascorse molto tempo e un giorno passò davanti al manicomio un uomo che per mestiere faceva mosaici.
Vide oltre, negli occhi di quella bambina infranta e la raccolse, pezzo per pezzo, conservando gelosamente ogni più piccolo frammento che era stato parte di lei e poi, con dedizione cominciò a rimettere insieme le schegge di cristallo.
Con sua grande sorpresa, a lavoro finito, non si trovò più di fronte la bambina che credeva di aver raccolto, ma vide distintamente attraverso uno sguardo non più triste la donna che era diventata: una donna che vedeva oltre negli occhi della gente, ma soprattutto nei suoi perché capiva perfettamente che lui era fatto di un cristallo più puro e fragile di chiunque avesse mai conosciuto prima e che sarebbe bastato un soffio per disintegrarlo.
Avrebbe voluto abbracciarlo per ringraziarlo del dono che le aveva fatto, ma sapeva che, se si fosse minimamente avvicinata a lui, lo avrebbe distrutto; così restò immobile a guardarlo, trattenendo il fiato…
Fu però lui ad avvicinarsi per abbracciarla e nell’attimo stesso in cui lo fece si sbriciolarono entrambi, ma grazie al calore di quell’abbraccio i loro frammenti si fusero insieme formando un’unica persona che mai più avrebbe sofferto la solitudine.
Soffriva terribilmente di solitudine perché, per paura di rompere chi le stava vicino, parlava a bassa voce e si muoveva con molta attenzione, tanto che la gente cominciò a prenderla per pazza.
Era tanta la paura di incrinare irrimediabilmente le persone a cui voleva bene che ben presto smise definitivamente di muoversi e di parlare. Fu allora che la rinchiusero in manicomio.
La bambina si ritrovò in mezzo a mucchi di persone infrante senza più speranza che gridavano tutto il loro dolore con talmente tanta forza che ben presto anche lei andò in mille pezzi e rimase aggrappata alle sbarre del manicomio con gli occhi persi nel vuoto a chiedere aiuto senza più voce a qualcuno che forse non esisteva.
Trascorse molto tempo e un giorno passò davanti al manicomio un uomo che per mestiere faceva mosaici.
Vide oltre, negli occhi di quella bambina infranta e la raccolse, pezzo per pezzo, conservando gelosamente ogni più piccolo frammento che era stato parte di lei e poi, con dedizione cominciò a rimettere insieme le schegge di cristallo.
Con sua grande sorpresa, a lavoro finito, non si trovò più di fronte la bambina che credeva di aver raccolto, ma vide distintamente attraverso uno sguardo non più triste la donna che era diventata: una donna che vedeva oltre negli occhi della gente, ma soprattutto nei suoi perché capiva perfettamente che lui era fatto di un cristallo più puro e fragile di chiunque avesse mai conosciuto prima e che sarebbe bastato un soffio per disintegrarlo.
Avrebbe voluto abbracciarlo per ringraziarlo del dono che le aveva fatto, ma sapeva che, se si fosse minimamente avvicinata a lui, lo avrebbe distrutto; così restò immobile a guardarlo, trattenendo il fiato…
Fu però lui ad avvicinarsi per abbracciarla e nell’attimo stesso in cui lo fece si sbriciolarono entrambi, ma grazie al calore di quell’abbraccio i loro frammenti si fusero insieme formando un’unica persona che mai più avrebbe sofferto la solitudine.
Una fiaba triste...o forse no. Ma tremendamente vera: bisogna essere sempre delicati nell'avvicinarsi ai mondi umani che ci circondano. Per non distruggere, per non cambiare, per ammirare e amare l'unicità di un essere umano. Ahhhh mi hai ispirato romanticherie! ;)
RispondiEliminaMa che carina Charlie! Mò vado a vedere se hai scritto romanticherie sul tuo blog :-)
RispondiEliminacorro anch'io.
RispondiEliminaAnch'io e spero vivamente d'incontrarla
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