Quel giorno me lo ricordo perché la scuola era finita e il mare era calmo e lungo lungo e l’orizzonte manco si vedeva, perché di pomeriggio avevo mangiato un gelato gusto puffo e io non lo sapevo che con i puffi ci facessero i gelati e perché i miei genitori erano partiti e avevo invitato tutti a casa mia.
Erano presenti:
Gigi, campione cittadino di sputo in lungo e tre volte recordman del mondo di corsa in via Piave;
Ugo, figlio del proprietario del bar Collica che mi faceva lo sconto sui gelati e per l’appunto aveva inventato il gusto puffo;
Andrea, campione di apnea che io tenevo sott’acqua e cronometravo e una volta era riuscito a stare così 4 minuti e 32 secondi;
Giuseppe Caccetta detto “Butragueño”, calciatore di altissimo livello che una volta aveva fatto anche un provino per il Lecce e che sicuramente prima o poi avrebbe giocato in serie A;
Giuseppe Livolsi, poeta decadente e magrolino che a scuola si metteva sempre a piangere e non si vergognava nonostante avesse ormai quattordici anni;
Filippo, impennatore invidiatissimo e specialista nelle modifiche del motorino;
Anna, che del calcio non gliene fregava niente ma era sempre lì con noi perché in fondo sperava che Gigi si accorgesse di lei;
George, palla di pelo nero ammassata vagamente a forma di gatto e degradata al ruolo del tifoso avversario per un’omonimia sospetta;
e naturalmente io, mangiatore di peperoncini professionista e organizzatore dell’evento.
Durante la partita si manifestarono i seguenti fenomeni:
sei maldestri tentativi di Anna di farsi notare da Gigi e forse un poco toccare;
un’irruzione della signora Enza, quella del secondo piano, che aveva pensato di venire a chiedere se avessimo bisogno di qualcosa proprio nel momento del gol di Amunike, con successivo allontanamento della vicina fra gli improperi degli amici;
una crisi di pianto di Giuseppe Livolsi per l’imminente eliminazione dell’Italia dal mondiale;
due tentativi di fuga del gatto George, curiosamente coincidenti con il gol della Nigeria e con l’espulsione di Zola, e altrettante catture del fuggitivo;
una gara di sputi in giardino fra il primo e il secondo tempo, con contestatissima vittoria di Ugo e conseguente cessione della cintura di campione cittadino, simboleggiata provvisoriamente da un pezzo di spago che avevo trovato nel ripostiglio;
tre birre rovesciate sul tappeto del soggiorno, due tentativi di rimediare al danno e una resa incondizionata al cazziatone di mia madre che non doveva nemmeno sapere che i miei amici erano venuti a vedere la partita ma ormai tanto avrebbe ascoltato un’approfondita testimonianza della signora Enza;
ma soprattutto a un certo punto accadde che, quando la partita sembrava finita e il mondiale pure, Mussi entrò in area dalla destra, saltò un difensore alla meno peggio e la passò a Roberto Baggio, che, io lo so perché lo notai in diretta, al centro dell’area caricò il destro e guardò un punto nel cielo e poi la mise lì, vicino al palo, alle spalle di Rufai.
A quel punto la stanza si trasformò in una bolgia: incominciammo a cantare e a sognare di vincere il mondiale, a pensare che un giorno anche Giuseppe Butragueño l’avrebbe vinto, a dire che non era vero che Roberto Baggio sarebbe stato meglio lasciarlo a casa, e intanto ci abbracciavamo tutti e bevevamo e saltavamo e speravamo. Anna cercò di approfittare della confusione per saltare addosso a Gigi, che però a quanto pare non era interessato e reagì spostandosi e facendola cadere a terra, e allora tutti scoppiammo a ridere e Anna diventò rossa rossa e io pensai che in fondo Anna era carina e non era giusto per niente. George, invece, fu più fortunato: mentre quasi nessuno badava a lui fece uno scatto da centometrista, eluse la presa di Andrea e andò a infilarsi sotto un letto, dal quale uscì miagolando intorno alle 3 del mattino, quando decise che la notte era finita. Povero George: il pareggio dell’Italia, in fondo, doveva essere stato una grande delusione per lui.
Insomma, la partita scorreva veloce, e quando sembrava che dovessero arrivare i rigori come contro l’Argentina quattro anni prima l’altro Baggio s’inventò un pallonetto e fece arrivare la palla a Benarrivo vicino alla porta, e quello si buttò per terra lungo lungo e l’arbitro che sembrava ci odiasse decise di fischiare il rigore. Roberto Baggio segnò, e fu festa per tutti: Filippo espulse tutte le bollicine della birra in un rutto lunghissimo, Giuseppe Livolsi scoppiò a piangere per la felicità, Ugo agitò la cintura di campione cittadino di sputo come un lazo, Giuseppe Butragueño iniziò a palleggiare con una lattina di birra vuota e io abbracciai Gigi ma mi ritrovai in mezzo fra lui e Anna.
Anna arrossì, perché Anna questo sapeva fare. Poi, quando se ne erano andati tutti e anche lei era sulla porta, mi chiese scusa, e io le dissi che in fondo non ci faceva niente, e che non doveva pensarci, che Gigi era fatto così ma lei non doveva stare giù perché era una ragazza molto carina, e giù una montagna di parole e di rassicurazioni e di battute idiote. Poi l’abbracciai, perché non volevo che avesse quella faccia triste.
E insomma, quel giorno me lo ricordo perché la scuola era finita e il mare era calmo e lungo lungo e l’orizzonte manco si vedeva, perché di pomeriggio avevo mangiato un gelato gusto puffo e io non lo sapevo che con i puffi ci facessero i gelati, perché i miei genitori erano partiti e avevo invitato tutti a casa mia e perché le labbra di Anna sapevano di birra, di pizza e di caramella alla fragola. E a me la fragola mica piaceva.
Lieto fine :-)))))))))))
RispondiElimina(Ma allora si può!!!!!! E non rompere...Fa niente se non ti piaceva la fragola...E' un lieto fine comunque!)
Certo che si può. (E poi, certo, questo è un lieto fine... se non mi consideri lieto questo finale davvero non so cosa scriverti, eh?).
RispondiEliminaAspetta...Forse non sono stata abbastanza chiara: cavolo sì che questo è un lieto fine!!! Eccome se è un lieto fine! Bellissimo tra l'altro ;-)
RispondiEliminama questo è un lieto fine solo dal punto di vista del protagonista. non sappiamo se anna lo volesse veramente baciar... ma ad anna il protagonista piaceva o lo ha fatto per ripicca? sarebbe un lieto fine se ad anna smettesse di piacere gigi.... ;-)
RispondiEliminaOh, ma siete proprio incontentabili, eh? Anna e il protagonista rimasero insieme molto a lungo, cioè per tutta l'estate che a 14 anni è un'eternità. Di Gigi Anna si dimenticò ben presto, come succede a quell'età.
RispondiEliminaE sì, Giuseppe Butragueño vinse un mondiale.
Mah io mica lo vedo come lieto fine va là...a lui non piace la fragola! Poteva mangiar mica la caramella gusto menta, la Anna? E comunque la signora Enza se fa la spia è una stronza di prima categoria! Gnè gnè gnè!
RispondiElimina(Mica lo sapeva Anna che avrebbe baciato il protagonista. E mica lo sapeva che a lui non piaceva la fragola. E comunque, tengo a precisare, l'Italia quel mondiale lì non lo vinse, quindi un pezzo del lieto fine non c'è).
RispondiEliminaAh... Si scoprono gli altarini allora!!!! Mi sa che ti toccherà riscriverci un racconto che sia a lieto fine a 360° altrimenti... ... ... Altrimenti... Altrimenti niente... Ce lo scriverai un giorno? Per favore?!?
RispondiEliminaVedremo.
RispondiEliminaL'unione dei nomi Gigi ed Anna mi da l'orticaria... Meglio che sia andata così! :D
RispondiEliminaE dio benedica il calcio e le bolge casalinghe dei mondiali dove succede sempre di tutto e di più!
tre birre rovesciate?? ma no, che spreco!
RispondiEliminaE' vero, G9. Ma non possiamo nulla contro l'entropia.
RispondiElimina@rospo: dici così perché non conosci il nome del protagonista. Potrebbe chiamarsi Gigi anche lui.
(E no, onestamente mica ci avevo pensato a quella coppia lì).
Ma cosa c'entra Roby Baggio??
RispondiEliminaNiente. E' solo il deus ex machina che ha cambiato la sorte di quei due ragazzi.
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