giovedì 28 ottobre 2010

I muscoli del Colonnello

Lo chiamavamo il Colonnello. Non perché fosse un militare: a occhio e croce, anzi, era uno statale in pensione, insomma un impiegato di qualche tipo, però aveva quello sguardo autoritario, quella voce stentorea che riempiva le scale e impauriva noi bambini, ci faceva tremare al solo sentirla. Anche i baffi facevano la propria parte: aveva, il Colonnello, un paio di mustacchi d'altri tempi, baffi ottocenteschi da ufficiale prussiano della Guerra di Crimea, ciuffi di pelo folto e cattivissimo che si arrampicavano ai lati del naso e sfociavano dalle parti delle orecchie. I tre elementi uniti ne facevano uno spauracchio per i nostri giochi, uno spauracchio che nessuno di noi avrebbe mai avuto la forza di sfidare: “In cortile no – diceva – in cortile non si può giocare a pallone”, e noi, che non avevamo il coraggio di violare un ordine di quel genere, correvamo veloci a nascondere la palla, a negare di essere anche solo stati lì, spediti su per le scale, a rotta di collo, a perdere il fiato.
A ben pensarci, oggi, in fondo il Colonnello era solo un po' buffo. Lo vedevi girare sempre con un paio di pantaloni troppo larghi per le sue gambe smilze, pantaloni che si gonfiavano a palloncino e tradivano contro la luce del sole la sua magrezza: sembrava, a scrutarlo con attenzione, un trampoliere traballante su un paio di stecchini, una cicogna senza bambini da portare chissà dove, uno spaventapasseri semovente e quindi capace di portare i suoi divieti in giro per il condominio. E già che nel palazzo era il centro di ogni decisione: quando i vicini non riuscivano ad accettare l'idea che un ascensore potesse essere utile era lui a fare il giro degli appartamenti per convincerli ad uno ad uno, se c'era da bacchettare il portiere per le troppe assenze era in prima linea, quando morì la signora Luciana fu lui a raccogliere i soldi per il funerale.
Ma insomma, quel giorno, quando bussarono alla porta, non pensavo proprio di trovarmelo di fronte Mi si parò davanti con fare brusco e faccia funerea e io, in quel momento lì, pensai di fare come il gatto, che quando ci sono i fuochi d'artificio scappa sotto il letto e non esce fin quando il pericolo non è evidentemente scampato. Diedi un'occhiata ai dintorni: alla mia destra un attaccapanni col camice di mia madre e il suo cappotto negava la via di fuga, dall'altra a sbarrare la strada era il muro. Solo la retromarcia sarebbe stata un'opzione, ma quello mi avrebbe agguantato. Lo affrontai. “C'è tua madre?”, mi chiese con fare affettato e allo stesso tempo affrettato, e io, che ero stato ripetutamente indottrinato sul comportamento da tenere con gli estranei, fui tentato di dire che no, era fuori, ma sarebbe tornata a momenti. Tutto inutile: in un istante mia madre si materializzò dietro di me, lo accolse con garbo e lo invitò ad accomodarsi.
Quello si parò sulla poltrona del salotto, tirò un foglio fuori da una cartelletta e lo mostrò a mia madre.
- Ecco la biopsia. È maligno.
- Vediamo... sì, in effetti i dati sono chiari. La faccia venire da me giovedì mattina.
- Ma... si può fare qualcosa?
- Proviamo con la chemio. Con l'ipertermia.
- Cioè?
- La bombardano di frequenze radio che fanno aumentare la temperatura, così il tumore regredisce.
- Ma ha sedici anni.
- Lo so, lo so. Ma stia tranquillo: ormai le cure anticancro sono efficacissime.
- Ha sedici anni, dottoressa. Perderà i capelli?
Il volume della voce del Colonnello si alzava progressivamente. Il garbo, quella patina di rispetto che a me sembrava impossibile, andava via via sparendo. Il Colonnello si mise a piangere.
- Ricresceranno.
- Non è giusto, dottoressa, non è giusto. Questo fu...
Fece una pausa. Le lacrime gli rigavano la faccia, la mano serrata sulla cartelletta tendeva i muscoli del braccio: muscoli pieni, solidi all'apparenza, nascosti da poca carne.
- Fu la morte di Giovanni. Già senza la madre è complicato, ora pure suo padre, pace all'anima sua. È vero, dottoressa, è vero che i tumori vengono per i dispiaceri?
Non attese risposta. Si alzò, guardò oltre la finestra. Ringraziò mia madre, con uno scatto d'orgoglio tornò Colonnello. Ma era tardi: ormai l'avevo già visto così, per una volta fragile. Per una volta normale. Quel giorno smisi di correre per le scale.
Quel giorno il pallone fu spazzato via dal cortile.

23 commenti:

  1. mi ci è quasi scappata una lacrimuccia....
    è importante il rispetto per le persone, anche quando sembrano cattive... ma spesso ce ne dimentichiamo e ci fermiamo alle apparenze.

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  2. Ognuno ha mille potenzialità dentro di sè.
    Le peggiori sono spesso le prime che si notano, con la conseguenza che le identifichiamo in toto con la persona.
    Salvo poi venire sorpresi.
    Spesso anche da noi stessi.
    Stefano

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  3. @Usagi e webrunner: già, le apparenze. Io ci vivo, con quel che appare;
    @Vaniglia e Fabio: grazie :)

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  4. Sto dando uno sguardo...

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  5. Prego. Faccia pure come se fosse a casa sua.

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  6. Complimenti, bello davvero.. certo, magari se fosse stato un po' meno triste la lacrimuccia non scappava neanche a me.. ma in fondo piangere è pure catartico..

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  7. Giusto: andare oltre le apparenze! Quanti casi simili a questo nella vita!

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  8. Toccante... Sembra accaduto davvero... Per caso lo è?

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  9. @Leucò: sono d'accordo, piangere purifica sempre
    @Adriano: tanti. Ogni giorno. O almeno così sembra ;)
    @AleCava: nu. Vista la nota in alto a destra?

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  10. Ah ecco..quindi per non essere sfidata devo farmi crescere mustacchi d'altri tempi, baffi ottocenteschi da ufficiale prussiano della Guerra di Crimea?
    Ci penso..magari mi stanno anche bene :)
    Flannery...mi piace come scrivi..
    Mi piace...NONOSTANTE TUTTO!

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  11. @Grace: Ecco, facciamo che vince chi riesce a farsi crescere i baffi più lunghi.

    @Martina: già. Grazie per essere passata di qui :)

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  12. Ennoè, farmi emozionare il giovedì sera non è gentile da parte tua! (bello, il tocco del camice della mamma m'ha garbato molto)

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  13. mi tocchi le corde più sfilacciate.
    Bello e verosimile.

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  14. Ok, Silas, premesso che il Colonnello non è il marito della Colonella del mio racconto...... però, ci hai mai pensato ad una interazione estrema fra due blog tesa a determinare un destino comune a personaggi come ad esempio i nostri due colonnelli? Interazione estrema, per blogger spericolati :)))))))
    Avanguardie!!!!!!!
    Ma se la mia Colonnella non fosse d'accordo su queste nozze preordinate?
    Ci rimetteremmo noi due di sicuro.
    Quella ha un bastone da passeggio molto pesante e picchia duro.
    Accantonata per il momento l'idea, in attesa di personaggi più malleabili, veniamo al tuo racconto della serie ANCHE I DURI HANNO UN CUORE.
    Mi è piaciuta l'ambientazione cortilesca e condominiale (se non è vera rendi perfettamente l'idea) e la figura del Colonnello, fisica e comportamentale, è così vivida e reale.
    Chi di noi non ha avuto a che fare con un vicino all'apparenza burbero?
    Il Colonnello ne rispecchia tutti i canoni.
    Ma, proprio perchè di superficie sembra facile tracciare un profilo così comune, nell'ambito circoscritto di un racconto trovo che così facile non lo sia.
    Bravo davvero S., perchè quel Colonnello, reale o no, oggi esiste davvero grazie a te.
    Emozionare con storie quotidiane mica è così semplice. Siamo un pubblico cinico, abituato alla visione e alla descrizione di violenze di ogni genere, dalla lacrima refrattaria (magari è solo colpa dell'inquinamento ma i sacchi lacrimali, pare, siano destinati ad atrofizzarsi :)
    L'umidore dell'occhio, per molti di noi, è solo un riflesso meccanico ma quella timida lacrima nera di rimmel, quella no, era proprio vera (la bastarda mi ha disfatto il trucco).
    La ragazzina sconfiggerà il cancro, il Colonnello ha un'anima, molti di noi hanno pianto (riattivazione dei sacchi lacrimali, aprirò una raccolta di firme su FB, perchè venga dato a te il Nobel per la medicina) ma quello chje conta è che TU HAI SCRITTO UN BEL RACCONTO :)
    Un bacio, S
    Buona giornata
    Marilena

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  15. Questo blog e la tua scrittura sono state una sorpresa bellissima. E certo che torno...

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  16. Partiamo dal fondo: giardigno, è un grandissimo complimento quello che mi fai. Detto da te, che sai gestire i personaggi così bene, è da incorniciare.
    (Maraptica: attenzione, provoca dipendenza. Parlarne col tuo farmacista può aiutarti a smettere).
    Marilena: stringata, eh? :) (Sì, ecco, un nobel mi manca. Non mi dispiacerebbe affatto).
    Grazie paté. L'immagine delle corde sfilacciate è parecchio bella.
    (Charlie: uh, scusami. D'ora in poi solo finali lieti, al giovedì).

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  17. sono stato furbo io: l'ho letto di venerdì!

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  18. Stupendo Silas, veramente stupendo! quando ero piccola anche io giocavo a pallone per le scale e c'era la stessa figura autoritaria: Il giardiniere; il suo nome in realtà è CESARE, che mette ancora più paura: prova a pronunciarlo a voce alta, non ti vengono i brividi sulla schiena quando dici CESARE??. Comunque ti dico che la seconda parte mi ha fatto proprio commuovere. sei bravissimo, mi ragali delle emozioni stupende attraverso i tuoi racconti! Ancora una volta GRAZIE!

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  19. Ecco perché io sostengo che g9 ha una marcia in più (ma Calliope due, visto che l'ha letto di sabato).
    Ah, grazie a te, Calliope. Ma basta con i complimenti oppure sarò costretto a dirti CE-SA-RE. ;)

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