lunedì 25 ottobre 2010

Che fine ha fatto Luis Sepúlveda?

Cominciamo la settimana con una nuova ospite. Ecco a voi Leucò.

Trentasette e otto. “Uhm, ho un po’ di febbre - disse Bianca tra sé - sarà meglio che mi vesta un po’ più pesante”. Quel giorno doveva affrontare una giornata complicata.
- Mamma, sto scendendo. Vado all’università per una lezione e per parlare con un professore. Poi passo da Silvia per completare la ricerca. Al ritorno ritiro gli stivali al negozio per Sara e le cose per te in lavanderia.
- Va bene - disse la madre da un’altra stanza - ma copriti bene: sta piovendo.
- Ouch! - esclamò Bianca, che non aveva notato il particolare - E sono pure in motorino...

La sera la ragazza rientrò a casa distrutta. Era più stanca del solito e aveva brividi in tutto il corpo. Misurò la temperatura: la febbre era salita, aveva trentotto e mezzo.
- Mamma, mi metto a letto. Ho un po’ di febbre e sono distrutta.
Chiuse gli occhi per un istante e le apparve subito un paffuto gatto nero con una cicatrice su un occhio e una macchia bianca sul petto.
- Ciao Bianca.
- Bricco?
- Finalmente sei arrivata. Ti aspettavo da un po’. Cleo mi dava tue notizie, quindi non ero preoccupato per te: sapevo che stavi bene.
“Ok, capisco che la febbre fa fare strani sogni. Ma questo mi sembra un po’ troppo”, pensò Bianca. La ragazza si guardò intorno: nel luogo regnava una luce soffusa, sembrava sera, al tramonto. Era una specie di borgo medievale, un paesino antico con casette basse tutte in pietra dalle cui finestre si intravedevano le luci. Le strade sapevano di buono. L’aria era fresca tanto da pizzicare il viso, non c’erano macchine né rumori fastidiosi. Le ricordava un paesino di provincia in cui andava spesso da piccola: il paese di sua nonna, dove, però, ormai la tecnologia aveva distrutto quel che di buono aveva lasciato in eredità il passato.
Un particolare le saltò agli occhi: all’apparenza non c’erano persone. C’erano solo gatti.
- Ehm, Bricco... dove sono?
- Bianca, amica mia, lo confesso: sei qui perché l’ho voluto io. Ne ho parlato con Cleo e le ho chiesto se le andasse bene non averti per un po’. Insomma: con lei ci abitavi, con me no. A me davi solo le briciole del tuo tempo, quando facevi una passeggiata o mi portavi da mangiare e poi tornavi sempre da lei. Così abbiamo deciso.
- Cosa avete deciso? - disse Bianca con la voce un po’ alterata.
- Abbiamo deciso che adesso tocca a me stare con te.
- Bricco, ti posso ricordare una cosa?
- Prego.
- Tu sei morto.
- Oh, sciocchina. E io che pensavo che almeno tu avessi capito.
- Capito cosa?
- Ma come? Non eri tu quella che diceva che dato che non avevi visto il mio corpo non credevi che fossi morto?
- Sì, ma scherzavo. Se è per questo dicevo pure che eri salito al cielo con tutto il corpo, ma era solo per addolcire la tua mancanza. Sapevi quanto tenessi a te.
- E invece eri andata vicina. Ti chiedi mai perché si vedano pochi corpi di gatti morti rispetto a quanti ce ne sono in giro vivi?
- Sì, ma potrebbero esserci mille ragioni.
- No, invece. Veniamo qui, in questo posto. Hai presente il discorso sulle nostre tante vite che fate voi umani, che non ho capito mai se sono sette o nove? Tutto vero, viviamo tanto. Ma molto più di quanto pensiate voi.
- Ok, allora come funziona qui? Io sto un po’ con te, poi mi passa la febbre e torno su?
- No, Bianca, non succederà questo.
- ...
- Bianca, la febbre non passerà. O meglio: passerà dopo.
- Dopo? Dopo che cosa?
- Hanno l’onore di venire qui solo coloro che noi abbiamo amato particolarmente. Se guardi bene vedrai lì in fondo Edgar.
- Edgar Allan Poe?
- Proprio lui.
- Poi, di fronte, dentro quella casa, c’è Sepúlveda.
- Ma lui non è morto.
- Ti sei chiesta come mai non hai più sentito parlare di lui?
- Boh, l’età? Si starà dedicando ad altro.
- No. E in quel cortile c’è Burroughs.
- Pure lui? E adesso magari mi dirai che c’è pure Bulgakov.
- Esatto. Hai visto che cominci a capire?
- E guarda caso quasi tutti parlano di gatti neri...
- È vero, non ci avevo fatto caso. Queste sì che sono coincidenze - disse Bricco con un pizzico di sarcasmo.
- Va bene. Ma allora mi trovo nel paradiso degli scrittori... io che ci faccio?
- No, qui ci stanno gli animi nobili. E decidiamo noi quali sono. Ti ho citato solo gli scrittori, ma ci sono anche fotografi, ciabattini, zingari... tutti. Imparerai a conoscerli e ti troverai bene. Sono tutti come i gatti: amano la loro libertà, l’indipendenza, ma sanno voler bene. Solo quando e nei confronti di chi vogliono loro, è chiaro.
- E la mia vita? Gli amici, la famiglia... tutto?
- Non c’è niente che sia per sempre – canticchiò il gatto nero.
- Adesso ti metti anche a cantare gli Afterhours? Ti sembra il momento?
- La volta che mi hai trovato senza un occhio invece ti sembrava il momento?
- Ecco, adesso ho trovato anche un gatto che mi rinfaccia storie di cinque anni fa.
- Loro ti crederanno morta. Un microrganismo a voi sconosciuto ti ha trasmesso una febbre fulminante.

Un filo di luce filtrava nella stanza. La madre si avvicinò al letto.
- Bianca, tesoro, ti ho portato la cioccolata calda.
Il letto ascoltava silenzioso. La madre si accostò alla figlia, le sfiorò la fronte bagnata. La radio ripeteva che tutto è efficacia e razionalità, che niente può stupire.

25 commenti:

  1. Porca miseria... Tralasciando il tralasciabile particolare che una madre non porterebbe mai una cioccolata calda alla figlia con la febbre a trentotto e mezzo, questo racconto è davvero bello!

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  2. Non ne sarei così certo, Vaniglia. Conosco mamme che usano cioccolate calde-té caldi-qualsiasi cosa purché sia liquida e calda contro tutti i malanni.

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  3. mi piacerebbe un trapasso del genere... dolce, e sicuro. bellissimo!
    ps non so perché i miei commenti ai tuoi post spariscono :(

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  4. Come spariscono? Giuro che io non c'entro niente. Sicura di non esserti fermata al captcha?

    (Fra l'altro non saprei neanche come cancellarli, i commenti. Se ti va prova a rimetterli, giuro che non cancello nulla).

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  5. veramente bello come racconto...anche mia madre cura tutto con bevande calde...peccato che la cioccolata non sia tra queste...sarebbe molto più bello bere cioccolata calda, al posto dell'insipido té:)...Comunque il sogno-incubo/delirio è uno delle mie paure più forti...da piccola quando avevo la febbre alta sognavo sempre di andare col triciclo su un vulcano...era un momento bruttissimo!...meglio sognare il limbo dei gatti!:)

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  6. Grazie! mi fa veramente piacere che sia piaciuto :)

    Vaniglia@ la madre non sa che ha la febbre alta, sa che ha solo un po' di febbre probabilmente dovuta al fatto che Bianca è stata tt il giorno in motorino sotto la pioggia, per questo le porta una cioccolata calda al posto dell'intero armadietto delle medicine :)

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  7. bbrividi.... oggi ho la febbre pure io, speriamo che non mi venga a trovare un gatto stasera. Mi tocco quello che non ho....

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  8. silas, non intendevo questo! non so se avrò sbagliato in qualcosa ma mi era sembrato di averli lasciati e poi non li ho ritrovati, e mi è capitato anche su altri blog. mah, misteri di blogspot!

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  9. @Calliope: io sognavo sempre di volare. Chissà perché.
    @Leucò: mandane un altro quando vuoi :)
    @Usagi: naa, il gatto è stato esorcizzato, per questa volta :)

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  10. @mr (commento contemporaneo): boh? io sono assolutamente negato, in fatto di gestione del blog :/

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  11. eppoi si temono i gatti neri per strada ...

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  12. @giardigno: vedi? oggi entrambi parliamo di gatti...

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  13. Bel racconto, complimenti al suo autore..
    Certo che mi ha messo ansia..
    Ho sempre sottovalutato la gravità dell'influenza..
    La prossima volta che mi capiterà di beccarla..mi farò di croccantini invece che di takipirina..nella speranza che nessun gatto venga a farmi visita!

    Miao a tutti :)

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  14. Uella bel racconto! Ma davvero si dice che han sette vite e non nove? Ma, soprattutto, son l'unica pistola che ha la madre che porta limonata quando sto male?!

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  15. Mi piacerebbe andare, anche solo per un pò, in questo posto. Ritroverei Domenico, Sasha, Totò... e poi... mica si sta così male solo in mezzo ai gatti. L'unico problema sarebbe come far sparire anche la mia Olivia.

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  16. @Grace: ecco, sì, i croccantini. Ottima soluzione ;)
    @Charlie: perché, cos'hai contro la limonata? A me piace...
    @Eva: secondo me se glielo chiedi ti segue... al limite lo sai come sono fatti i gatti: qualche coccola fra il collo e le orecchie, un pugno di croccantini e la convinci :)

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  17. Silas@ grazie di avermi ospitata, è stato un onore :) spero di poter ripetere presto la cosa :D

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  18. nel paradiso dei gatti incontrerei certamente, sofia, viveva per starda e di gatti ne aveva 9, tutti al guinzaglio come fossero cani. poi di lei, anziana e ammalata non si seppe più niente, non fu trovato ne il suo corpo ne quello dei suoi gatti.

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  19. @Silas: la limonata va benissimo, ma la cioccolata...vogliamo mettere?!

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  20. Bellissimo, mi ha quasi fatto piangere dalla commozione.
    Adoro i gatti, poi quelli neri, sono la mia passione.

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  21. Gratitude is the sign of noble souls.

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