È passato più di un anno da quando Clara e Livio non hanno più visto Francesco. Qualche contatto telefonico di Clara con Elena, niente di più. L’ingegnere scomparso con i cognati ma soprattutto con il nipote. La signora Silvia non sa più che pesci pigliare. Sente, vede la rottura definitiva ma spera, prima di lasciare questo mondo vorrebbe vedere ancora l’unione della famiglia. Ma quale unione poi, non c’era mai stata, solo pro forma e dovere verso i due vecchi, Giulio e Silvia. Ed è così che si arriva all’ultima vicenda. Sta arrivando Natale e tutti si diventa un po’ più “buoni”. Tutti più “buoni” per finta. Regali fatti per dovere, confezionati con cura e un sorriso stampato sulle labbra di rossetto pitturate. Ecco Clara, dovere e apparenza. Tutto nasce con una telefonata di Clara alla madre: “Ciao mamma, non ho dormito nemmeno questa notte. I sonniferi non mi fanno più effetto e piango, non riesco a farmene una ragione”. “Oh, Clara, su, dai, non fare star male la tua vecchia mamma. Quale ragione ti angustia cosi tanto?”. ”Oh mamma dai non far finta di non capire, lo sai bene anche tu. Il distacco con Elena non riesco ancora a spiegarmelo e poi quel povero ragazzo, Francesco, da quanto tempo non lo vedo”. Il distacco la tormenta ma come? Non sono stati loro a volerlo, quel ritirarsi per salvarsi… quello scomparire per salvare il dramma in cui si stava infilando il fragile equilibrio psicologico della famiglia di Clara, dopo l’incidente di Francesco. Ed ora? Rimorsi di coscienza oppure il calcolo metodologico per salvaguardare la propria immagine? Conoscendo Clara dubbi non ne esistono. L’apparenza inganna e lo specchio mente. Giocare con la mamma è la possibilità di aggancio con Elena. Con Claudio non era certamente possibile. “Apetto ancora le loro scuse. Devono venire qui a casa nostra. E non è per lo stronzo con cui mi ha apostrofato Livio l’ultima volta che ci siamo visti ma per come ci hanno scaricato in un momento in cui non potevamo permettercelo. Aspetto, e se veramente Livio, come ha sempre detto, è un uomo con le palle, abbia il coraggio di venire qui e parlarne e non continuare a nascondersi mandando avanti in prima linea la moglie”. No, con Claudio era proprio impensabile. Ed ecco allora il modo di usare la mamma come interfaccia per riagganciare Elena. “Francesco, mamma, il desiderio di andarlo a trovare è continuo, dammi una mano, senti Elena, vedi se c’è una possibilità”. “Ma certo Clara, lascia fare a me. Telefono io a tua sorella vedrai, non farà problemi”. Insomma anche questa volta Clara ha centrato l’obiettivo, usare la signora Silvia. Da un po’ di tempo ormai aveva quell’atteggiamento triste, sconsolato e davanti ai genitori era un martello pneumatico continuamente a ripetere il suo star male di fronte a una situazione che certamente lei non aveva né voluto né cercato. Prima la rottura con Virginia per quella consulenza sul passo carraio, poi quella con Elena, no proprio non ce la faceva più. Si sentiva ormai isolata, messa da parte, e il suo orgoglio ne soffriva terribilmente. Non fatevi commuovere comunque dalle false buone intenzioni. Stesso refrain anche l’anno scorso nello stesso periodo. La tecnica però un po’ diversa… usava i messaggini dove rispolverava lo stile retorico del signor Giulio: “Che lo spirito natalizio risvegli sentimenti famigliari sopiti e ci ritrovi uniti sul desco della santa festa”. E giù risate da Claudio mentre Elena, indifferente alle parole della sorella, non ci faceva più tanto caso. “La situazione Claudio era già difficile prima, non c’è proprio nulla da meravigliarsi. Anzi proprio gli ultimi fatti mi hanno molto aiutato. Ho sviluppato un siero antiveleno, funziona ed ora sto meravigliosamente bene”. Clara la zia perbenista con la figlia più brava laureanda, con il marito da invidiare, conclamata al suo narcisismo che sotto le festività natalizie, presa dall’atmosfera che la circonda, riaccende il fuoco dell’unione famigliare che si è sgretolato alla prima vera difficoltà. Situazione grottesca creata da lei da suo marito di cui non si accorgono accecati da quell’orgoglio di sentirsi un gradino più alto perché loro sono la “famiglia”.
La signora Silvia non perde certamente tempo. Alla prima occasione telefona alla figlia Elena, i soliti futili convenevoli e poi: “Sai Elena tua sorella Clara sta molto male”. Dall’altro capo del filo silenzio. “Ieri era qui con me ed è scoppiata in pianto”, che falsa Elena pensava. “Vorrebbe tanto poter andare a trovare Francesco in istituto prima che torni a casa”, l’offesa qui a casa però non viene pensava Elena ascoltando la mamma dall’altra parte del telefono. “Sì, allora, andrei anch’io con lei ma, gli manca il coraggio di chiedertelo, che ne pensi, farebbe certamente molto piacere a Francesco”. “Mamma, non ci sono problemi fate quello che pensate più giusto. Tanto cosa vuoi peggio di così!”. “Oh Elena cosa dici dai. Non sei contenta che tua sorella abbia piacere di andare da suo nipote?”. “Sì mamma molto contenta”. “Beh va bene dai ci sentiamo così la prossima volta mi darai tutte le indicazioni necessarie per arrivarci. Ciao Elena”. “Ciao mamma”. Ma guarda un po’ dove siamo arrivati, pensava Elena. “Sai Claudio, Clara e la mamma vanno a trovare Federico in istituto”. Dall’altra parte dapprima silenzio poi: “È l’ingenuità, Elena, l’essere a volte troppo buoni a fregarci, ad ammazzare il nostro dentro a sentirci scoppiare, come sto scoppiando adesso, a soffocare nell’autocontrollo e nell’educazione il non permettergli di andare. Comunque, ormai, che vadano anche se io non sono proprio d’accordo”. Dopo più di un anno si potrebbe pensare forse, chissà, Clara ci sta provando, vuol far capire ma non è certo così, è dovere, è apparenza, è perché le feste, è perché come direbbe proprio lei: “È essere amati da chi ci sta a cuore e da chi amiamo di più...”.
“Che lo spirito natalizio risvegli sentimenti famigliari sopiti e ci ritrovi uniti sul desco della santa festa”. :-)
RispondiEliminaQuesta frase la userò per i prossimi auguri di natale.
Ormai questo racconto a puntate sta diventando un libro...
ps: hai cambiato il nome di elena e claudio, nel finale del racconto.
devono scritturarti per sceneggiare una telenovelas, le fanno ancora?
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