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Ci sono il vento e il sole, qui, oggi.
Mi si gelano le mani ugualmente a stare seduta sul gradino.
Non è la posizione adatta.
C'è una vespa fuori stagione che non vola ma striscia raso terra, con le ali mezze aperte; c'è un tizio che parla seduto in auto e sbatte forte il pugno sul volante; c'è il gatto mai visto prima che arriva, mi guarda e si siede sui miei piedi.
No, non è la posizione adatta.
Mi adeguo: spengo la sigaretta, scosto il gatto con una carezza e attraverso la strada. Il tizio sembra interessato: appena passo davanti a lui la telefonata si interrompe, ma non scende. Mi guarda il culo, probabilmente.
Ci sono abituata. So come sono fatti gli uomini: se una ragazza passa davanti a loro non possono fare a meno di soppesarne il culo. Di analizzarlo con cura: probabilmente, soprattutto dopo una telefonata litigiosa, valutano la possibilità di provarci, se il culo in questione è accettabilmente carino, se la ragazza lo è. E io, oggi, sotto questo sole, mi sento molto più che accettabile.
Lo ignoro, naturalmente. Arrivo nel parco di fronte, trovo una panchina sufficientemente illuminata e mi siedo spalle alla chiesa. Il gatto, dall'altra parte della strada, scivola via come se niente fosse.
In questa posizione, per caso, scopro che riesco a vedere perfettamente il tizio nella macchina che apre lo sportello, mi rivolge uno sguardo e riattacca a telefonare. Adesso pare più tranquillo, rilassato, sorride... Non è ancora la posizione adatta.
Ma ora sento cosa dice. Presumo: telefonata ad un amico, convenevoli noiosi, aggiornamenti inutili, risata grassa, e di rito "eh, stavolta mi ha beccato un sms... sgamato di brutto!", altra risata grassa.
Presumo. O pregiudico? Alla fine, in questa scomoda posizione, di distanza, che scelgo volontariamente, la mia realtà si avvera solo per me, posso trovare scuse per l'odio, la supponenza, la vendetta. Scelgo io il filtro per le parole altrui, mi accontento di uno sguardo superficiale senza voler vedere e ascoltare altro.
Mi racconto la sua storia come fosse la mia.
È tornato a casa dopo il lavoro. “Ciao amore”, saluti d’ordinanza, una carezza ai bambini. Il giocattolo nuovo per il figlio più piccolo – Mario o Salvatore, un nome non troppo ricercato, probabilmente quello del nonno – è un pallone. Non brilla per fantasia. “Vado a fare una doccia”, il cellulare sul tavolo, la tragedia. Urla, piatti rotti, “chissà a chi voleva mandarlo”. Trattative estenuanti, “ora la chiamo in vivavoce e ti dimostro che non c’è nulla”, lacrime, bestemmie, “tu stanotte dormi dove cazzo ti pare ma non qui”, i bambini in camera. La valigia che ora s’intravede sul sedile posteriore riempita in fretta e furia, la fuga in auto. La richiesta di asilo a un paio di amici, la complicità.
Esce dall’auto. Parla camminando. La risata si fa isterica. Mi smentisce.
- Sì, dieci giorni di sospensione.
- ...
- Senza stipendio, certo, altrimenti sarebbero ferie.
- ...
- No: la terza. Una volta due minuti di ritardo, un’altra una mail privata, stavolta un sms.
- ...
- Anche meno di tre mesi. Per me è un modo morbido per prepararmi al licenziamento.
- ...
- Guarda, io li manderei anche a fanculo, ma poi che cazzo faccio?
- ...
- Ma dove, Stefano? Dove? Con la crisi che c’è?
- ...
- Vabbeh, capisco. Grazie, Ste’, non pensarci.
Tira fuori una pistola. È un istante.
No, non è la posizione adatta.
belli questi racconti a quattro mani! iniziano con un'intenzione e finiscono con un'altra.
RispondiEliminaSenti un po' Silas... analizzando i racconti del tuo blog, escono fuori due cose: quasi tutti parlano di un gatto, quasi tutti tirano fuori una pistola e il nome femminile più quotato è Elena.
Il prossimo racconto sarà di un gatto chiamato Elena che decide di sparare sulla folla?
:-)
tornando al commento di cui sopra, in realtà di cose ne escono 3... :-)
RispondiEliminaSui gatti lo ammetto.
RispondiEliminaSulle pistole no: solo un paio d'altri hanno visto l'uso di pistole.
Sul nome Elena: io non l'ho mai usato. Preferisco evitarle, le Elene :p
Nella mia analisi sono inclusi anche i tuoi ospiti che fanno largo uso della pistola. Sarà un messaggio subliminale nei tuoi confronti?
RispondiElimina:-).
Per quanto riguarda Elena, Ad esempio Errebi ed Alexfor hanno utilizzato questo nome. Che poi Elena è un nome bellissimo.
ps: fai bene ad evitare le Elena.... guarda cosa ha combinato Elena di Troia...
RispondiElimina(O forse il messaggio subliminale è che vogliono usare un'Elena contro di me?)
RispondiEliminati piacerebbe fosse quello il messaggio....:-)
RispondiElimina:-) Te e Patè non potevo non leggervi...Nemmeno adesso che sto in crisi. Ps: sei esentato dal rispondere ai miei commenti perchè tanto, novanta su cento, non riuscirei a tornare qua a leggere la risposta.
RispondiEliminaProprio bello, i miei complimenti.. ma in effetti era chiaro: adoro sia come scrivi tu che come scrive lei, modi molto diversi ma che mi piacciono davvero tanto entrambi.
RispondiEliminaLe posizioni sono sempre adatte. Soprattutto se le sceglie un gatto. Bravissimi, avete cucito una storia di tutti i giorni (r.fogli)
RispondiEliminaDavvero molto bello, anche se non amo le generalizzazioni sui maschi scimmioni che guardano sempre e solo il culo (anche se certi culi meritano... :D)
RispondiEliminaIo guardo quasi solo gli occhi.
Ma forse sono un gatto.
Comincio a leggerti troppo spesso. È che scrivi troppo spesso. Mi sono stufato di complimentarmi. Lo faccio di nuovo solo perché c'è un ospite in ballo e non voglio risultare scortese.
RispondiEliminazio@ la parte sul culo la scrisse il Flannery.
RispondiEliminaIo non ne so nulla.. ;)
Molto, molto bello! Avete 4 mani stupende. Complimenti.
RispondiEliminaLuisetta Bontà
@Vaniglia: vabbeh, allora non ti rispondo.
RispondiElimina@Leucò: troppo buona ^^
@Ettore: beh, ecco, supponevo che Fogli c'entrasse in qualche modo
@Zio: sì, mi assumo la responsabilità della cosa dei culi. Il racconto è in prima persona, è il supposto pensiero della protagonista. Oh, poi anch'io sono un gatto
@Gabbbbro: bravo, la cortesia premia sempre (già, io scrivo troppo spesso, ma tu mi fai aspettare il tuo racconto da un'eternità)
@paté: ecchettedevodi'?
@Ponzia: grazie, cara, fa piacere che tu sia tornata
Flannery - d'animo
RispondiEliminaChe coppia artistica meravigliosa!
Avete confuso i vostri stili, bravi. Non si capisce chi abbia scritto cosa.
Ed ora scusate, vado a cercare una panchina..devo far riposare il mio alluce offeso :(
urca ! quell'istante finale taglia le gambe ...
RispondiEliminaE' vero che ci soppesano prima il culo.
RispondiEliminaAnche se abbiamo una pistola in mano.
Ma porc! quando mi abituerò ai tuoi/vostri finali mozzarespiro?! Santapolenta, sto qua m'era pure simpatico, fra il guascone e il provolone.
RispondiEliminaBello bello! Anche se il finale mi lascia un pochino male.
RispondiElimina:)
Dite la verità... la protagonista è Grace e il gatto le ha fatto incarnire l'unghia.
RispondiElimina(grandi, comunque)
e magari l'auto da cui sta telefonando è anche una fiat.
RispondiEliminaeh, che tempi...
(complimenti ai proprietari delle 4 mani)