- Venite, signori, venite: venite qui, ad ammirare i prodigi della mente umana, le rivelazioni che la Scienza ci ha portato in dono. Venite, signori: oggi vi offriamo la meraviglia più alta del creato, un elisir che mai avete visto. Un solo penny, signori, un solo penny e non sarete più uguali.
Il mercante era salito su un banchetto e svettava fra gli altri. Buffo, con pantaloni troppo corti e una giacca troppo lunga, sfoggiava un cilindro liso che non sembrava degno delle caratteristiche altisonanti che attribuiva alla sua mercanzia. Quando prese a parlare, gli ambulanti ai suoi fianchi fecero per imitarlo, ma vennero frenati dalla goffaggine: mentre l’artigiano alla sua destra provava ad arrampicarsi sul tavolo, per finire con l’essere arrestato dalla giacca che travolse i vasi e lo fece ripiombare a terra fra il fragore dei cocci, il pescivendolo riuscì ad issarsi, ma sembrò non trovare parole adeguate per contrastare il concorrente e tornò al suo posto.
Mi avvicinai, dunque. La bancarella, che da lontano sembrava un confuso sovrapporsi di pentole fumanti e ampolle misteriose, da vicino appariva invece per quel che era, un insieme ordinato e saggio: il venditore era certo un saltimbanco, un guitto di terz’ordine, ma aveva disposto gli alambicchi in modo che ogni cosa trovasse un’armonia con quelle che la circondavano, che la completasse e la rifinisse. Alle sue spalle, un bugigattolo dalla porta socchiusa sembrava conservare la mercanzia di troppo: la poca luce che vi s’insinuava segnalava un tavolaccio e una lanterna, un misterioso vaso dal quale come una proboscide s’irradiava un tubo e una sedia malmessa.
- Signore, vi prego: concedetemi la vostra attenzione per qualche istante.
I suoi occhi erano magnetici: sotto sopracciglia folte e disordinate, segnalavano la personalità di chi è saggio, forse matto. Di chi ha concesso le sue notti alla scienza e sa vedere oltre quel che la luce concede. Di chi sa usarla, quella scienza, per raggirare i clienti.
- Non vi chiederò un solo penny, signore, se non riterrete di dovermelo dare.
Lo ascoltai, senza fare parola.
- Non è forse la vecchiaia la malattia che più d’ogni altra va temuta? Non è l’età dei giochi, dell’incoscienza, quella che va ricercata più d’ogni altra?
Annuii.
- Ebbene, grazie ai ritrovati della scienza moderna oggi sono in grado di offrirvi un elisir che non avete mai creduto potesse esistere: assaggiatene un sorso, solo uno, e sarete giovane per sempre. Per sempre proverete l’entusiasmo della mutevolezza, nuove emozioni, energie che non sapete di possedere.
Lo guardai in tralice:
- Per un solo penny, signore, volete vendermi la vita eterna? Non vale molto di più la merce che dite di poter offrire?
- No, signore, io non vi venderò la vita eterna: solo l’eterna giovinezza. Quando verrà la vostra ora morrete, come tutti. Ma fino ad allora sarete stato giovane.
Pensai a me stesso di lì a qualche anno: rughe, capelli bianchi, pelle raggrinzita. Come la persona con cui stavo parlando.
- Se siete così certo del vostro elisir, perché non lo provate voi stesso? Mi sembrate ben vecchio, signore, per promettere giovinezza agli altri.
- Non è esteriore, la giovinezza che vi prometto: è una condizione dello spirito. In fondo cosa vi costa? Solo un penny, signore: se anche andasse sprecato non sarete certo povero per colpa mia.
Non avevo voglia di trattare, né pensavo che l’offerta di un penny potesse essere mercanteggiata, e dunque cedetti. Alla consegna della moneta, il venditore m’invitò a entrare nel magazzino alle sue spalle, e una volta aperta la porta mi si svelò un salone profondissimo, che mai avrei immaginato dall'esterno, nel quale ogni cosa era dotata di perfetta armonia. Alle pareti chincaglierie di ogni genere facevano mostra di sé, e ciascuna recava il nome di una città del mondo: Istanbul, Venezia, Parigi e Delhi mi accolsero. Sedetti.
Il mercante mi porse il vaso a forma d’elefante.
- Succhiate da questo tubo. Io vi lascerò solo.
Bevvi, e mentre suggevo il mercante si allontanò e richiuse appena la porta alle mie spalle. Passarono pochi minuti e fui accolto da una visione: un campo innevato era percorso da irregolari sentieri di pece, al termine dei quali oscuri numeri profetizzavano chissà quali sventure. Chiusi ancora gli occhi e vidi schiavi regalarsi ai propri venditori, sterminate file di gente in cerca di qualcosa, bambini seduti a danzare ritmicamente nel buio di una stanza. Riaprii gli occhi: le città del mondo si aprivano davanti a me, e ciascuna mi offriva un bazaar, un mercato esattamente uguale a quello nel quale mi trovavo. Durò alcuni minuti: sognai di acquistare qualcosa in ciascuno dei mercati, immaginai le trattative estenuanti con i mercanti turchi, i raggiri dei furbi commercianti lagunari, le lusinghe dei francesi e i sorrisi ammiccanti degli indiani. Quando la visione fu finita, però, mi sentii tale e quale a prima.
Mi alzai in piedi, aprii la porta e la richiusi alle mie spalle. Il venditore mi fissò.
- Voi mi avete derubato, signore. Non è cambiato nulla.
- Vi sbagliate: non sarete mai più uguale. Ve ne accorgerete fra qualche giorno e tornerete a ringraziarmi.
Decisi che non era il caso di fare storie per un penny. Lasciai l’imbonitore alle mie spalle e feci per allontanarmi dal mercato. Percorsi pochi metri e l’immagine della visione mi sorprese: ritrovai confidenza con le bancarelle, come se non sentissi per me altra dimensione se non quella dell’acquisto.
L’artigiano che aveva rotto i vasi mi accolse con enfasi.
ps Gli amici svogliati oggi pubblicano un altro mio racconto. Nota: è abbastanza crudo, la lettura è consigliata a un pubblico adultero.
ps Gli amici svogliati oggi pubblicano un altro mio racconto. Nota: è abbastanza crudo, la lettura è consigliata a un pubblico adultero.
Senza versare il penny richiesto sono entrato nel salone bugigattolo, ho trangugiato qualcosa dalla proboscide e mi sono fatto un giretto anch'io.
RispondiEliminaIn effetti, da subito, mi sono sentito molto più giovane di quello che sarò tra vent'anni.
Se avessi pagato, sarebbe stato un penny speso bene.
Auguri per i 362 giorni e mezzo che rimangono del 2011.
Deve avere fatto buoni affari questo mercante, in tutto il mondo malato di compulsione all'acquisto.
RispondiEliminaRicominciamo bene, silas, un grande 2011 a te.
Mai fidarsi degli sconosciuti!
RispondiEliminaBentornato ci sei mancato!:)
Uh, addirittura mancato :)
RispondiEliminaBentrovati, ragazzi, auguri a voi :)
chissà quale enorme potere eserciterebbe un ipotetico imbonitore altrettanto furbastro se solo avesse a disposizione qualche rete televisiva...?
RispondiEliminaQuesto venditore non esiste, ma esiste. Bentornato Silas.
RispondiEliminaFinalmente torniamo a leggere nuovi racconti e silas torna alla grande.
RispondiEliminaAdoro questo genere di racconto, leggendolo anche io ho viaggiato con la mente come il protagonista.
Uèla! Bentornato e ben trovato e ben annato! ;)
RispondiEliminaA me sto succhiar dalle probosciti nettari sconosciuti pare possa costare più di un penny, ma sono in attesa del nuovo Bancomat, quindi, poco importa.
ho appena letto il tuo racconto da senza voglia, stupendo, e non potevo immaginare che la tua vena creativa non si esaurisse proprio mai..bello anche questo.
RispondiEliminaGià, G9. Ma scusami: ne riparliamo dopo lo spot.
RispondiElimina(No, no: sta' tranquillo, Ale, non esiste :/ Ben trovato a te)
Grazie, Usagi, troppobbuona :)
(Uh... anch'io devo farmi dare un nuovo Bancomat... è che non riesco a convincere nessuno a prestarmi il suo)
Grazie mille, Ady :) [Me lo chiedo anch'io cosa farò quando non mi verrà più in mente nulla]
Oh, io il mio te lo darei volentieri eh, 'speta lì che m'arrivi! 'peta eh!!!
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