giovedì 23 settembre 2010

La pentola d'oro

E poi, certo, c'è Alfredo. Alfredo che ogni mattina ha il cuore rotto dal pianto custodisce un segreto meraviglioso, un segreto fatto di streghe e di elfi, di pentole d'oro e animali parlanti. Alfredo li ha visti, li ha visti tutti: di più, li nasconde ogni giorno nel suo volo di tristezza, li protegge nel buco umido che ferisce l'intonaco delle pareti della sua stanza, li osserva e li accarezza mentre il cuore si allarga e fa posto alla gioia. Alfredo li ha visti, ma nessun altro può. Ecco perché nessuno gli crede.
Il dottore dice che Alfredo è pazzo. Viene con la sua borsa carica di certezze e mai neanche per un minuto è sfiorato dal dubbio: chiede ad Alfredo di raccontare i sogni, di sfogare perplessità e frustrazioni. Chiede di mamma e di papà, di Peppe che a scuola era più bravo di tutti, di quel gol di Chalmers all'84' e di Lisbona che diventò una città di diavoli e puttane, dell'incidente di Giovanni e della malattia del nonno. E poi ogni volta, ogni santa volta, si finisce per parlare di Rosa, dei suoi capezzoli tesi, del coltello e del sangue. Lo interroga e lo giudica, il dottore, e Alfredo lo sa e si difende: “Era bella, dottore, era troppo bella”. Non lo capirà mai, lui con le sue certezze. Con la sua barba fresca di rasoio, la sua camicia pulita, i suoi trent'anni d'arroganza.
Il dottore ha una moglie, forse ha anche un figlio o due. Alfredo lo sa perché lo vede nel suo sguardo: è lo sguardo di chi possiede, di chi non elemosina attenzioni, di chi non ha mai dovuto faticare per convincere gli altri. Lo sguardo di chi si è innamorato mille volte e mille volte ha smesso, e poi un giorno ha deciso che basta, era il momento della stabilità. Nessuna pentola da cercare, nessun drago da sconfiggere: il dottore non rischia, non combatte, non dubita. Il dottore nella pentola troverebbe solo altre certezze.
Ma il dottore non lo sa che Alfredo ha un segreto. I Signori della Corte, quegli uomini ricchi di maiuscole che prima di lui l'hanno giudicato, gliel'hanno detto chiaro e tondo: gli elfi non esistono, non ci sono pentole d'oro né streghe, non si può vivere sotto terra. Da quel momento Alfredo ha smesso di raccontarlo e tutti si sono illusi che abbia dimenticato, che il suo mondo sia stato spazzato via dal drago Tavor e tutti contenti, “lo vedi, Alfredino, che stai meglio?”.
Alfredo non uscirà. “Incapace di intendere e di volere” è niente, se fai il confronto con “socialmente pericoloso”, “psicologicamente instabile”, “soggetto a rischio”. Ma Alfredo non farebbe male a nessuno, Alfredo vuole solo che qualcuno gli creda, che lo ascolti mentre racconta di elfi e di dobloni, di cunicoli e di enigmi. Ieri non è andata così: il 238, ché nessuno qui dentro ha nomi che non siano numeri, diceva che non era possibile, che Alfredo era pazzo. Lui, pazzo, lui che ha conservato un segreto per tanti anni e ha aspettato che qualcuno si fidasse.
Il tavolo adesso è rosso di sangue. Il dottore non bada a lui: pensa al 238. E no, il 238 non era bello come Rosa.

9 commenti:

  1. Peccato...Speravo avesse fatto fuori il dottore. Mi stanno sull'anima i dottori...
    (Tu lo sai già che scrivi alla grande, inutile che te lo stia a ridire io...).

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  2. Anch'io, ma Alfredo non ha voluto. Uccidere può anche essere un gesto d'amore, e il dottore non lo meritava.

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  3. Uccidere non è più un gesto d'amore... E' un gesto di follia, perchè tra amore e follia c'è un confine troppo sottile a volte.

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  4. (Non mi fraintendere, eh: mica sono un serial killer. Ma mettiti nei panni di Alfredo: se ha ucciso Rosa, se la evoca così, è perché la ama. E la follia non può essere percepita dal suo protagonista, quindi quel confine, semplicemente, non esiste. O almeno: non esiste se non al di fuori di chi lo vive).

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  5. Io mica parlavo al protagonista... Parlavo all'autore (sempre che non sia autobiografico, s'intende) :-)

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  6. :) No, non è autobiografico. Almeno non ancora :p

    L'autore nulla può sulle sue creature: si muovono indipendentemente da lui. C'est la vie.

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  7. Bravo, complimenti, li ho letti quasi tutti Poi ci torno con più calma.

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  8. Grazie mille, g9. E' un onore avere complimenti da te.

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