martedì 21 settembre 2010

Casa

Puzza.
Puzza di piscio, di sangue, di vomito, di umori sparsi. Di dolori, di fame, di freddo, di solitudine e malattia. Di lotta. Di rabbia e di speranza. Di buona fede, per quel che rimane, di fregatura. Di amore e d'odio, di sesso noioso e disperato, di pezzi di vita dispersa, di vecchi giocattoli e sogni rappresi. Puzza di indifferenza.
Eppure è casa. È vita, è quotidianità. È casa, meglio di ogni altra idea: è il focolare, il luogo a cui tornare sempre, da cui partire per procurarsi qualcosa da mangiare. Ogni giorno che Dio manda sulla terra: per ottenere un poco d'attenzione devo piegarmi, farmi volontà altrui, dire sì a tutti i costi. Solo per un tozzo di pane vendere l'anima, vendere me stesso. Lo faccio, giorno dopo giorno, e non conosco peccato. Non conosco vergogna. Non conosco paura, angoscia, contrizione e pianto. La felicità altrui è la mia merce, ma darla agli altri significa privarmene.
In me, però, qualcosa si muove. Mi percorre il corpo e l'anima, mi dà tormento. Mi conosce in ogni millimetro, dalla pianta dei piedi alla testa mi perlustra e m'invade, mi comanda. Per cacciarla mi torco, m'inarco, mi rodo e m'illudo. Poi da principio: mi rivolto, combatto, mi scontro e m'incanto. Non mi dannerà, non mi possedrà, mi dico: ma poi da capo comincia, mi tormenta e mi sugge.
Pulce di merda.

3 commenti:

  1. Benvenuto papà! Io non so se potermi definire mamma dei racconti...Forse no. Non è che li porto in grembo per nove mesi e poi li partorisco, no no... Direi piuttosto che li vomito. Oppure potrei dire che li veicolo da lì a là. Ecco, io sono l'autista dei racconti, mettiamola così.
    http://www.vanigliablog.com/2010/08/16/cronaca-di-una-morte-apparente/

    RispondiElimina
  2. Il ruolo del papà è più facile. Basta qualche minuto e il gioco è fatto.

    RispondiElimina
  3. bello spezzone, scrivi molto bene! :-D
    ciao

    RispondiElimina