mercoledì 29 settembre 2010

Il sacrificio

Arrivavano a frotte. Con le divise e con gli elmi, con le spade e i forconi. Accerchiavano la rocca da sinistra, da destra, dal mare e dalla terra. L'araldo chiamò la carica, e in un attimo fu festa: mille formiche invasero la piana, ne esplorarono i sentieri, ne stuprarono le felci. La profezia s'era compiuta: la luna piena avrebbe portato disgrazie, come dicevano i vecchi, la luna piena avrebbe portato disgrazie. Non ci sarebbero stati raccolti, feste di paese, fanciulle ebbre a danzare in mezzo alla polvere. Non ci sarebbe stato mai più Carnevale, mai più Pasqua né vendemmie.
Mi ritirai nelle mie stanze a interrogare le viscere di un maiale. Il sangue che ne sgorgava a fiotti mi evocò il destino della mia terra: sgozzamenti, violenze, saccheggi. I barbari fra noi, i conquistatori. Non mi lasciai ingannare: il porco sgozzato sanguina sempre, sanguina persino nei giorni di festa. Sanguina senza un motivo, sanguina perché è vivo. Non era scienza, il suo sangue: era credenza, segnale infausto, suggestione malevola. Estrassi il fegato ed esaminai con cura la linea del Cardo: procedeva nervosa, a strappi, s'inceppava e riprendeva. Era una linea interrotta, segnata da Marte. Il nostro destino era dominato da lui.
Il dio della guerra. Il dio del tuono. Il dio della fertilità, però. S'invocava con tutta evidenza un sacrificio a lui: un sacrificio di sangue, un sacrificio estremo, un ultimo tentativo di salvare le nostre anime dall'ira degli dei. Chiesi che un toro fosse condotto nella piazza d'armi, perché il suo sangue sgorgasse e purificasse i nostri soldati, ma non sapevo se ciò fosse possibile: v'era un toro, nella rocca? V'erano bestie capaci di salvarci?
Venne da me un servo. Mi annunciò che il sacrificio era possibile, che l'animale sarebbe stato condotto a noi nel volgere di qualche istante. Aspettai alla finestra: le truppe ostili, intanto, s'erano accampate a ridosso della rocca, la controllavano, ne sorvegliavano i movimenti. Temevano una reazione, ma non potevano capire. Barbari senza dio, ecco cos'erano: barbari che non avrebbero mai compreso l'arte divinatoria, che non avrebbero mai intuito il potere degli dei rovesciato sul loro esercito. Oscure nuvole s'addensavano sulle truppe. Il dio del tuono, presto, si sarebbe manifestato.
Mi chiamarono per il sacrificio. Gli uomini, ai margini della larga spianata, s'accalcavano desiderosi di lotta, e lotta fu: il toro, intuendo la propria sorte, combatté fino all'estremo, ma infine fu domato e ucciso. Un coltello tracciò la linea del collo, lo possedette, e la povera bestia reagì con un ultimo lamento. Crollò a terra, nel suo stesso sangue.

La notte trascorse tranquilla. Le sentinelle vigilavano che gli invasori non facessero una sola mossa, e così fu fino al mattino. Quando il sole fu condotto sopra il limite dell'orizzonte un temporale si scatenò sulla rocca: furono tuoni e lampi, rumori e luce, sussulti e grida. Il generale non fece una piega, non una: intimò ai suoi uomini di restare sul posto, di non abbandonare la posizione. Non aveva intuito che la sconfitta era imminente.
D'un tratto, però, i cavalli si animarono. Fecero largo a una sfilza di macchine di legno pesanti e minacciose, che s'appressarono alle pareti della rocca. Li vidi: caricavano legna sul cucchiaio che le dominava, poi, lentamente, le davano fuoco. Fu un istante: mille palle di fuoco traversarono il cielo, mille palle di fuoco piombarono sulla rocca. Un ariete forzò il portone d'ingresso, le nostre linee provarono a reagire, ma il sonno e la pioggia c'impedirono di rispondere. In poco tempo fummo vinti. Rividi il sangue del maiale: sgorgava ancora, ma stavolta erano i nostri soldati a versarlo. Sanguinavano, come l'animale, perché erano vivi. Sanguinavano sotto la spada degli invasori.

Erano barbari sì, ma non senza dio. Ne conoscevano uno più potente del nostro.

10 commenti:

  1. Molto molto ben scritto e particolarmente evocativo... Alcune immagini sono comparse magicamente nel cervello senza troppa fatica, nonostante il racconto sia breve e le descrizioni siano semplicissime. Il finale è strepitoso. Complimenti vivissimi.

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  2. dopo che gli assalitori hanno conquistato il castello ed ammazzato tutti, almeno si sono fatti le costine con il maiale?

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  3. Non credo abbiano ammazzato tutti. E comunque il maiale era già andato a male.

    Restavano fettine di toro. Carne troppo dura per essere mangiata.

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  4. Il dio della tenacia, il dio dell'ingegno o il dio dell'ortolano? (bellissimo e declamato tutto d'un fiato!)

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  5. Intanto ti dirò che hai fatto bene perchè scarabocchi mi piace parecchio di più di "imprecazioni"... E poi con questo racconto mi hai fatto vedere le cose dall'altro punto di vista... Io conoscevo la storia al di qua e tu me l'hai fatta vedere dal 'di là'... fooorte :-)

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  6. Complimenti, avvincente! Ottima conclusione! (:

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  7. @Charlie: su due piedi direi il dio dell'ingegno. Però anche quello dell'ortolano mi sembra un dio interessante.
    @Vaniglia: lo so, è che "imprecazioni" stava meglio col primo post. E' il mio primo blog, quindi pensavo di potere differenziare. Uhm, la storia di qua... interessante... se ce la faccio rovescio l'approccio.
    @Hydra: grazie ^^

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  8. Contentissima che tu mi abbia commentato! Complimenti, ho annusato l'odore acre del sangue...

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