venerdì 21 gennaio 2011

Premure

Chiudiamo la settimana con uno dei più pregevoli autori italiani del momento. Un autore irriverente, fantasioso, pieno di ritmo e d'intuizioni imprevedibili. Carico di ironia e capace di fotografare la società di oggi come nessun altro. Anzi no: oggi Richi Selva. Uno che in assenza di un blog suo sparge le sue cose ovunque, da senzavoglia a Umore Maligno, qui non poteva mancare.

Massimo fermò lo scooter a un centinaio di metri dal civico 38. Lo appoggiò sul cavalletto e si sedette su una panchina. Osservò il cielo plumbeo e si accorse che da lì a un attimo avrebbe potuto trovarsi alle prese con una fastidiosa pioggia di novembre.
- Come se non bastasse il freddo che mi attraversa le ossa, girando in motorino tutto il giorno! - pensò un po’ scocciato, ma non troppo.
Insomma, era una giornata pessima e lui se ne stava lì su una panchina per il solo motivo che certe cose vanno fatte, sempre, con il sole, la pioggia, il vento, la neve o un terremoto. Si sentiva una persona tutta d’un pezzo, capace di affrontare le proprie responsabilità in ogni situazione. O perlomeno cercava di esserlo, ma in fondo sapeva benissimo che non era così. Nessuno lo è veramente.
Seduto su quella panchina, a un centinaio di metri dal civico 38, prese dalla tasca destra della giacca un piccolo coltellino multiuso che era solito portare sempre con sé, aprì una lettera che aveva custodito con attenzione e si mise a leggere.

Carissima Anna, sono un vigliacco lo so. L’idea è quella di consegnarti questa lettera di persona, ma non so se sarò in grado. Finirò per spedirla. Ma, anche se non andasse così, e trovassi la forza di consegnarti io stesso questo misero e triste pezzo di carta, sarò un vigliacco ugualmente. Perché in ogni caso non avrei mai il coraggio di guardarti negli occhi mentre la leggi. Probabilmente finirei per scappare di corsa, come un pazzo, e lasciarti confusa sull’uscio di casa, alle prese con queste mie folli parole.
Mi dispiace Anna, siamo stati benissimo insieme, ma io me ne vado. Ho altri progetti per il mio futuro e i recenti avvenimenti fra di noi hanno dissipato i dubbi che già mi tormentavano negli ultimi mesi. È finita.
Sono un vigliacco, lo so, a lasciarti così. E purtroppo mi dispiace solo di questo.
Cerca di essere felice, io lo farò.
M.

Massimo sospirò forte e reclinò la testa all’indietro, guardò ancora una volta in alto e si trovò a sperare che quella promessa di pioggia che veniva dal cielo si risolvesse al più presto. Avrebbe voluto presentarsi completamente fradicio, davanti al civico 38.
Riprese lo scooter e lo mise in moto, viaggiò pianissimo per pochi secondi e si trovò di nuovo fermo. Era giunto a destinazione. Non spense il bimotore, lo lasciò sul cavalletto a motore acceso, pronto a ripartire al più presto, non appena avesse compiuto quello che doveva compiere. Si avvicinò alla porta del civico 38 con passo pesante ma deciso.
Suonò il campanello, che fece un drin loffio e surreale, nello stesso istante in cui Anna aprì la porta. La ragazza stava uscendo per delle banalissime commissioni.
Si trovarono bruscamente faccia a faccia.
Era una coincidenza assolutamente stupida e priva di significato, ma rimasero entrambi sorpresi e imbambolati, a fissarsi come se entrambi non avessero mai visto un altro essere umano fino a quel momento. Poi Massimo agì per primo.
- Mi dispiace... - le disse, porgendo la lettera.
Improvvisamente si mise a piovere, ma a nessuno importava.
Anna prese meccanicamente la busta fra le mani, la osservò con diffidenza, poi, con altrettanta diffidenza, osservò Massimo. Che riprese a parlare.
- Mi duole comunicarle signora Anna, o signorina?... beh, scusi, non è certo questo il caso... signora o signorina, comunque sia, mi duole comunicarle che sta per ricevere una brutta notizia da colui che presumo essere il suo fidanzato... Mi dispiace...
Anna lo osservava incredula, vide uno stemma sulla sua giacca gialla e blu: Poste Italiane. Non disse niente.
Massimo continuò.
- ...io... io... sono stato sposato, un tempo... ed ero veramente innamorato... poi... poi... vabbeh, adesso non è il caso di parlare di me... tenevo solo a dirle che so cosa significa rimanere soli, e dover ricominciare. Non si abbatta... è meno dura di quello che sembra... forza...
Accompagnò le parole stringendo le mani a pugno, in segno di incoraggiamento, poi fece un sorriso un po’ malinconico. Accennò una specie di goffo inchino e fece per andarsene.
- Un momento! Si fermi! – Anna lo chiamò con decisione e lui, che aveva fatto solo pochi metri, si voltò restando fermo sotto la pioggia.
- Cos’è ‘sta roba? Insomma! – chiese Anna con voce vibrante – Che modi sono, questi? Esiste una cosa chiamata cassetta delle lettere, se lei non lo sapesse! – e indicò la cassetta delle lettere – E poi, da quando in qua la Posta consegna buste APERTE alla gente?
Massimo non esitò un solo istante e rispose.
- Dal 1° gennaio di quest’anno, signora. O signorina. Art. 27bis comma 3 paragrafo f) del nuovo Codice Comportamentale relativo ai Servizi Pubblici di Comunicazione.
Anna rimase impietrita di fronte a una risposta tanto sicura e precisa, ciò nonostante si mise a borbottare qualcosa di incomprensibile, facendo chiaramente intendere di non essere assolutamente al corrente di tali articoli, commi e paragrafi.
Massimo cercò di essere meno burocratico.
- Signora, o signorina. Lei si renderà conto che al giorno d’oggi, con tutti questi supertelefonini che fanno tutto, con questi computer, è assai raro comunicare attraverso una lettera. Oramai per posta mandano solo più la pubblicità e gli avvisi di garanzia, neanche più le bollette mandano, per posta.
Anna annuì, sebbene poco convinta.
- Quindi – continuò Massimo – una lettera “privata”, “personale”, è decisamente rara e i nostri studi statistici hanno provato che essa è quasi sempre portatrice di brutte notizie. Il Governo ci ha autorizzato, anzi, per meglio dire ‘imposto,’ ad aprire e a leggere questo genere di corrispondenza, al fine di preparare al meglio le persone interessate, sperando di riuscire a ridurre un eventuale trauma psicologico. Ho seguito un corso specifico, sa?, per fare questo lavoro! Le Poste e il Governo si preoccupano per lei, signora. O signorina. In ogni caso, mi dispiace ancora molto per lei e il suo ragazzo, cara Anna.
Detto questo, Massimo si girò e si incamminò sotto la pioggia verso il suo scooter bianco, vi salì sopra con la maestosità di un principe rinascimentale e si diresse verso casa.
Per quel giorno aveva finito, sentiva di aver fatto il suo dovere, non solo di postino, ma anche di cittadino sensibile e responsabile. Andò a dormire un po’ turbato per la vicenda personale di quella ragazza, ma sereno e in pace con se stesso.
Senza sapere che tutta quella serenità sarebbe durata poco.
Purtroppo per lui la denuncia di Anna fu addirittura la sesta, in neanche quindici giorni, e i carabinieri decisero finalmente di agire, identificandolo e rintracciandolo in breve tempo.
E nessuno si premurò di informare Massimo con tatto, comprensione o solidarietà, che era nei guai fino al collo per gravi violazioni della privacy.

9 commenti:

  1. l'inizio fa presagire ad una tragedia con tanto di accoltellamento sul ciglio della porta ed invece il finale è molto divertente.

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  2. la privacy? perchè esiste ancora?
    racconto davvero fluido.

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  3. Sì, stile fluido, anche asciutto, ma con una cura giusta dei particolari, per un'elegia in prosa dei giorni nostri sull'eterno dramma della solitudine che in questo snello racconto travolge, a me pare, il nostro postino, persona, peraltro, di buon livello culturale, ancorché d'animo sensibile.

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  4. Richi suca!

    ps Silas, aspetto il 10% come concordato

    ps2 Per il pezzo, Richi ecchetelodicoaffà... ;)

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  5. E'molto bello questo scritto.
    Mi piace moltissimo, c'è una tensione sottile e continua, una malinconia che non esplode in chiasso.
    Che bello leggere pezzi come questo! Grazie :)
    Luisetta Bontà (Ponzia)

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  6. Sono contento che sia piaciuto. Siete stati molto gentili a commentare, grazie mille! :)

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