venerdì 14 gennaio 2011

L'importanza di chiamarsi Enrico

L'autore che vi presento oggi era partito male. Molto male: vincendo il premio "S. Valentino: poesie e lettere d'amore" (!) di Quartu Sant'Elena. Abbandonata la via romantica, della quale resta, fra altre cose, una discreta traccia qui, si è riabilitato diventando Uomomordecane, nick con il quale ha ottenuto il titolo di cattivo più temibile della blogosfera. Una maledizione, anche quella: ottenuto il premio di Macchianera, invece di ringraziare i servizi segreti, il nostro ha deciso di imbrattare tutto l'imbrattabile: da Umore Maligno a l'Unità, pare che nessun sito che conta possa fare a meno di lui. Visto l'andazzo (e viste le smisurate ambizioni di questo blog), ho pensato di non potermi esimere. Eccovelo.

La mia giornata si era conclusa come tutte le altre, con il mio nome, le mie "elle" e le mie "effe".

Al mattino avevo perso tutto, anche la mia identità. E il senno, senza nessun Astolfo da incaricare per il recupero. Si sa, un figlio unico di due figli unici non ha cugini. Men che meno di nome Astolfo. E comunque sarebbe stato un nome desueto. Anche se la desuetudine è parametro irrilevante ai fini di questa narrazione, che avrei potuto puntellare per i più dando precisi riferimenti come il Canto XXXIV ma poi dove sarebbe stato il gusto della sfida culturale?

Non sapete di cosa io stia parlando. Oppure nicchiate1. Continuate, siete carinissimi.

Altro problema2, neppure io mi chiamavo Orlando, ma da piccolo conoscevo uno che si chiamava quasi uguale: Virgilio; che magari potevano pure essere confusi tra loro, Virgilio e Orlando, se non fosse stato che in realtà si trattava di due nomi diversi. Appartenenti a persone diverse. Una delle quali non esisteva neppure3.

Qualcuno potrebbe chiedersi come si potesse confondere Orlando con Virgilio. Ebbene, dipende dall'edizione dell'antologia che avevate alle medie e dal grado di attenzione profuso dopo la ricreazione a base di grassi saturi (personalmente le compravo più per la sorpresa, le patatine, ma poi che fai, le butti?).
Ma sto divagando e non vorrei trovarmi a parlare del meccanismo di Green-Schwarz. Non sarei all'altezza nè conosco la vostra lingua.

Torno al punto: al mattino suona la sveglia come sempre e "SBADABAM!"
SBADABAM! è il mio cane. Con il punto esclamativo. Ce l'aveva anche quando lo trovai per strada e ho voluto tenerlo.
Quando la mattina suona la sveglia lui si infila sotto le mie coperte e mi aiuta a svegliarmi. Del resto dopo le sette a letto è il suo turno.

Quella mattina però accadde qualcosa di assolutamente insolito: non riuscivo più a pronunciare la lettera "elle" nè la lettera "effe".
Il fatto mi incuriosì dapprima: pensai ad una sorta di sortilegio, e mi piaceva l'allitterazione appena costruita. Ma non credevo a queste cose (le allitterazioni sono fandonie, sapete?). Dunque incolpai la scienza. Attorno a me, del resto, era pieno di tecnologia (televisori ultrapiatti, computer, cellulari, maioliche rarissime), mica di ali di pipistrello e pozioni magiche.
Decisi di andare a fondo alla questione e andai dal mio medico.

- Dunque?
- Dunque non _o so. Ecco! Visto? Ancora!
- Stia calmo e cominci dall'inizio.
- Ancora? G_ie_'ho detto! Ecco! Questo! Non riesco più a pronunciare nè _a "_" nè _a "_"!
- Cosa?
- Ma perdìo! _a "_"! "_"! Non riesco!
- Si calmi Enrico.
- Massimi_iano, ma che _a, non si ricorda nemmeno?
- Bene signor Enrico, ma...
- Massimi_iano!
- Certo, come vuole, ma si calmi ora e sistemeremo tutto.
- Massimi_iano.
- Enrico, certo.
- _ottiti!

Il medico non risolse il mio problema ma mi fece ottenere un alto punteggio a Scarabeo e mi prescrisse un calmante.
Andai in farmacia e anche qui mi chiamarono "Enrico". E così fece Giulio, il mio vicino di casa incontrato sulla via del ritorno.
Sembrava che tutti fossero d'accordo per farmi impazzire ma chi ci andava sempre molto vicino era Giulia, la ragazza del quarto piano: dio che pere! Lei non mi chiamò Enrico. Probabilmente perchè non la incontrai.
Rientrai a casa e mi addormentai sul divao seenza ricontrollare qwesta bozza.

Il sonno portò consiglio. Un ladro si intrufolò nel mio appartamento e mi colpì alla testa nel sonno. Ovviamente mi svegliai e come in un qualunque B-Movie anni '50 il mio cervello ebbe un qualche contraccolpo che mi fece balenare la soluzione.
Ringraziai il ladro (ma come si è ridotto Luca Giurato?) e lo congedai con una dozzina di strafalcioni che avrebbe potuto riutilizzare liberamente nei mesi a venire.

Il problema era presto risolto: la sera prima SBADABAM! aveva sbavato più del solito sulla tastiera, cortocircuitando le lettere "elle" ed "effe". Ovvio che al mattino queste fossero fuori uso. Ma io non potevo saperlo, dunque iniziai la mia giornata come al solito, come se le avessi. Solo una volta iniziato ad usarle mi resi conto del danno ma non feci mente locale e mi spaventai molto.
Che idiota!
Il giorno dopo andai a comprare una nuova tastiera e la plastificai, stavolta.

Quanto all'altro problema, il fatto che la gente mi chiamasse "Enrico", la spiegazione era ancora più semplice e mi vergogno non esserci arrivato prima.
Non farò un torto alla vostra intelligenza, so che a questo punto è evidente il motivo per tale scambio di identità. Ma per i pochissimi magari stanchi a quest'ora lo dirò comunque.
Enrico era biondo.


1 da piccoli non si sa nicchiare, lo sapevate? (torna su)
2 qui la nota non era necessaria (torna su)
3 pensavo per meglio differenziarsi (torna su)

8 commenti:

  1. Mi piace!
    Ma mi sento confuso...

    RispondiElimina
  2. Ci devo pensare un attimo su. Pare facile?! Io non vorrei essere il tuo cane, con un nick così...

    RispondiElimina
  3. enrico era biondo dopo i trent'anni però ...

    RispondiElimina
  4. Zulli, tesoro, a me piace come scrivi e il pezzo è bello.
    Ma cristiddio dato che ormai ti si trova ovunque, almeno sii nudo!

    RispondiElimina
  5. Fate quel che volete, ma non dalle mie parti.
    Zulli nudo qui non ce lo voglio.

    RispondiElimina